top of page
Maurizio Travalloni

Un Paese alla mercé del Dio-pallone

La situazione Covid all'interno del campionato di Serie A tra protocolli, staff e calciatori contagiati e partite rinviate.



Ricominciano a galoppare i contagi anche all’interno del nostro Paese (4.458 oggi, 8 ottobre) e gli effetti continuano ad interessare inevitabilmente anche il campionato di Serie A, con molte delle squadre alle prese con giocatori positivi. Prima il Genoa, arrivato a 17 contagiati, poi la paura per la partita fantasma Juventus-Napoli mai disputata e ora i casi di Inter e Milan. Il ministro dello sport Spadafora ha rifiutato l’ipotesi di un lockdown per la Serie A a patto di rispettare rigidamente il protocollo che è stato previsto e concertato con il presidente Figc Gravina la primavera scorsa. «Crediamo molto in questo protocollo che abbiamo voluto e difeso. Se viene rispettato da tutti nella sua integrità, credo che possiamo stare tranquilli che il campionato si può disputare e svolgere in sicurezza. Certo se cominciano ad esserci delle falle e qualcuno sbaglia allora quel qualcuno deve pagare». Queste le parole usate da Gravina e a cui fa eco Spadafora, che afferma che «le regole attualmente in vigore in serie A sono valide, a patto che vengano rispettate». A patto che vengano rispettate, certo. Come probabilmente non è stato fatto in casa Genoa, dove dopo la partita col Napoli del 27 settembre scorso ammontano a 17 i casi dei contagi da Covid tra i soli calciatori. Una situazione talmente emergenziale che il direttore sportivo dei liguri preannuncia che la prossima partita potrebbe disputarla addirittura la primavera. Il Napoli, invece, dopo la notizia delle positività tra i rossoblù e i contagi di 3 tra calciatori e addetti ai lavori, è stato bloccato dalla Asl di riferimento e non si è dunque recato a Torino per la sfida coi bianconeri della scorsa settimana. Niente 3-0 a tavolino per la Juve ma si attende ancora la decisione del giudice sportivo, con una probabile ammenda o penalizzazione di punti per i partenopei. Nel frattempo, i sopracitati Spadafora e Gravina hanno bacchettato il club di De LAurentiis per il mancato rispetto del protocollo mentre gli avvocati della Figc puntano il dito contro l’Asl napoletana, rea di non aver adeguatamente motivato lo stop agli azzurri, impedendo loro di andare in aeroporto e comportandosi quindi come se il protocollo non esistesse. Da una parte dunque colpa all’Asl mentre altrove c’è chi dell’Asl se ne frega, come in casa Juve. Qui la procura di Torino ha aperto un fascicolo sul caso dei sette calciatori bianconeri che hanno violato l’isolamento fiduciario dopo essere entrati in contatto con personale della società bianconera risultato poi positivo al Covid. Il fascicolo, aperto dopo la segnalazione dell’Asl, sembra destinato al trasferimento alla prefettura, poiché la violazione dell’isolamento sulla base di quanto disposto dai decreti ministeriali è una violazione amministrativa e non un illecito penale. Rischio massimo: una multa da mille euro.

Ministero dello sport, Figc e Lega di Serie A tutti nel pallone quindi? Eppure, il protocollo parla chiaro: in caso di positivi le squadre sono costrette, dopo aver isolato il contagiato, a riunirsi nella medesima struttura. Non è concesso quindi ai giocatori di far ritorno a casa dalle famiglie dopo l’allenamento (prima del Napoli, il cui comportamento è oggetto d'inchiesta, anche il Milan consentì ai calciatori di dormire a casa dopo le positività di Duarte e Ibrahimovic). La misura preoccupa le società per i costi che comporta affittare un intero albergo, visto che quasi tutte sono sprovviste di una struttura in grado di isolare singolarmente l’intero blocco squadra. D'altro canto, anche i giocatori non gioiscono all'idea di osservare il periodo di 14 giorni isolati nella bolla. Tuttavia, il caso Napoli ha fatto da spartiacque. D’altronde basta vedere il grado di rispetto delle norme anti-Covid riguardo esultanze e abbracci: del tutto inesistente. Speriamo non si debba parlare nel futuro prossimo di cartellino rosso per la Serie A: anche qui l’arbitro siamo noi cittadini e il rispetto delle regole che mettiamo in campo. Una partita difficile, non impossibile. Per approfondire:






Comentarios


bottom of page