Il 1 dicembre doveva essere sgomberato il campo Sinti nel quartiere romano di San Basilio ma l'operazione è stata rinviata al 31 marzo grazie alla resistenza degli abitanti del quartiere che attraverso il Centro Popolare San Basilio, supportato da numerose associazioni della capitale, sono riusciti ad ottenere una proroga. Tuttavia il problema è stato solo rimandato e la preoccupazione resta.
San Basilio è un quartiere periferico di Roma spesso nominato in relazione a fenomeni negativi, primo su tutti lo spaccio di droga. Ma c'è molto altro su cui focalizzare l'attenzione come le attività del Comitato e del Centro Popolare o il progetto "SanBa" il quale ha innescato un processo di rigenerazione urbana che attraverso la street art ha ridato vita al quartiere, rendendolo un museo d'arte contemporanea a cielo aperto che può vantare opere realizzate da artisti di calibro internazionale come A. Jacurci, Liquen e Blu.
Una delle opere dello street artist spagnolo Liquen a San Basilio
In relazione alle procedure di sgombero il Centro Popolare San Basilio si era così espresso attraverso i propri canali social il 26 novembre:
"Sembra assurdo, ma purtroppo è tutto vero. Martedì prossimo in esecuzione del sequestro preventivo emesso dal giudice i Vigili Urbani di Roma Capitale hanno notificato un’intimazione di sgombero del campo dei giostrai di San Basilio, dove vivono da più di trenta anni famiglie perfettamente integrate nel quartiere.
Così: in piena pandemia, senza alcun dialogo o alternativa abitativa offerta alle famiglie, al cui interno ci sono persone sottoposte a isolamento domiciliare causa Covid19. Sembra un triste film dell’orrore, ma purtroppo è la nuda e cruda realtà di una amministrazione che in nome della legalità sta dichiarando guerra a spazi sociali e culturali, come il Nuovo Cinema Palazzo, alle occupazioni abitative e anche agli insediamenti informali. La cosa paradossale è che queste famiglie hanno la residenza al campo già da molti anni e sono pienamente integrati. Quindi non reggerebbe nemmeno l’accusa di abusivi. Probabilmente l’accelerazione dello sgombero è dovuta all’avvicinarsi della campagna elettorale e all’idea malsana di ricominciare con gli sgomberi e con l’agitazione del problema dei campi nomadi.
(...) già più di 10 associazioni e realtà popolari del quartiere hanno scritto con la comunità del campo una lettera aperta alla Sindaca Virginia Raggi chiedendo di bloccare le operazioni di sgombero. (...) oltre a fermare lo sgombero serve rilanciare un piano di investimenti pubblici per una riqualificazione reale e non di facciata della periferia di Roma."
Tra i firmatari della lettera citata ci sono il Comitato popolare San Basilio, Asia Usb, Associazione Culturale Torraccia Asd, Asd Nuoto Belle Arti 2.0, Centro popolare San Basilio, Rete popolare Tiburtina, Scuola popolare A testa alta, Cemea del Mezzogiorno, Associazione Metropolis Europa.
Nonostante le 75 persone che abitano il campo di Via Grisolia siano ampiamente integrate nel tessuto sociale del quartiere (i bambini frequentano regolarmente le scuole della zona) lo sgombero sembra l'unico strumento che il comune sia capace di adottare per "risolvere" il problema. Ma non si tratta di una soluzione, piuttosto di un'insensata ridislocazione, di un trasferimento privo di destinazione, in perfetta continuità con la convinzione che nascondere la polvere sotto al tappeto significhi fare pulizia. Oltretutto in piena pandemia risulterebbe ulteriormente grave, considerando che nel campo ci sono alcuni casi di positività al Covid19 in isolamento domiciliare. Il Campidoglio insiste con la vuota retorica della legalità e del decoro urbano. Ma come può un'azione simile rappresentare un passo in avanti verso questi obiettivi? Legalità non è sinonimo di sfratto, significa lavorare al fine di generare condizioni abitative dignitose e opportunità di lavoro. Come Gianni Alemanno nel recente passato anche l'attuale sindaco pentastellato Virginia Raggi non sembra pensarla in questo modo, avendo ampiamente dimostrato di preferire il perseguimento di una forma di legalità che non coincide con la giustizia sociale, ma che tenta anzi di minarla attraverso una distinzione tra cittadini e quartieri di serie A e di serie B. Lo dimostrano lo sgombero del Nuovo Cinema Palazzo e la volontà di smantellare, senza alcuna previsione alternativa, il campo Sinti a San Basilio dove vivono famiglie presenti nel quartiere da oltre 30 anni.
Una nota positiva però c'è e si tratta dell'ottenimento di una proroga. Non una risoluzione ma di sicuro l'ennesima dimostrazione che l'associazionismo e la coesione solidale dal basso sono capaci di interrompere l'azione repressiva di una politica che agisce in nome del consenso, che continua a dimostrarsi incapace di predisporre progetti lungimiranti e calarsi nella realtà delle periferie. Ma Roma non è soltanto il centro storico. Non solo il Pantheon, il Colosseo, Piazza Navona, Piazza del Popolo ma anche Quarticciolo, San Basilio, Casal Bruciato, Tor Marancia, Tufello, Pietralata, Spinaceto, Primavalle e tutte le altre aree periferiche che la compongono.
Qui un video con alcuni interventi che si sono susseguiti durante l'assemblea tenutasi ieri davanti al campo Sinti di San Basilio.
Per approfondire
Montaggio - Martina Sorrentino
ความคิดเห็น