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Luigi Sorrentino

Coprifuoco, lockdown localizzato, chiusura totale. Possibili scenari per la seconda ondata

Scatta il coprifuoco in Francia. Durerà 4 settimane e interesserà Parigi, Marsiglia, Lione, Saint-Etienne, Rouen, Lille, Tolosa, Grenoble. Il presidente Conte non esclude la possibilità di un nuovo lockdown, ipotesi supportata dalle dichiarazioni di alcuni noti scienziati.

Macron annuncia il coprifuoco in Francia

Sabato il conteggio dei positivi ha fatto registrare la cifra record di 27mila nell’arco di 24 ore. Nella regione di Parigi, Ile-de-France, il 12 ottobre è stato superato il 42% della capienza in rianimazione. Mercoledì sera il Presidente della Repubblica francese Macron ha annunciato in diretta tv la scelta dell’Eliseo: coprifuoco in 8 città, per 4 settimane, dalle ore 21 alle ore 6.

Non sarà permesso uscire né ricevere ospiti in casa e ad attendere eventuali trasgressori c’è una sanzione amministrativa da 135 euro che, per i recidivi, potrebbe salire fino a 1.500 euro.



Situazione in Italia

Nel nostro Paese sono stati raggiunti 382.000 casi totali e 36.372 decessi. Nelle ultime 24 ore è stato segnato il record di positivi pari a 8.804, sono invece 83 i decessi.

Numeri preoccupanti soprattutto se posti in relazione con la curva del contagio, costantemente in ascesa da oltre una settimana. Ad allarmare governo, presidenti di regione e cittadini è soprattutto il numero delle terapie intensive: attualmente in Italia sono disponibili 6.458 posti letto in terapia intensiva. Secondo il bollettino del Ministero della Salute del 15 ottobre i posti letto occupati sono 586.

Un dato confortante, possibile grazie all’ampliamento della ricettività dei reparti di terapia intensiva, ma la rapida crescita dei contagi ne mette a rischio la tenuta. Il governo ha fissato una soglia di sicurezza di 14 posti in terapia intensiva ogni 100.000 abitanti e al momento le uniche regioni che superano tale soglia sono Veneto, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. In altre regioni si registrano invece situazioni completamente differenti: in Campania i posti di terapia intensiva ogni 100mila abitanti sono 7,3 (la metà della soglia di sicurezza), in Umbria 7,9 e nelle Marche 8,3.

Dunque, anche se il livello di saturazione delle terapie intensive non è paragonabile a quelli di marzo e aprile è lampante la necessità di evitare la crescita dei ricoveri.

Un altro dato importante in tal senso è il tasso di saturazione, rapporto tra il numero dei ricoverati in terapia intensiva e i posti disponibili. Oggi in Italia questo valore oscilla tra il 9-10% mentre riguardo alle regioni, analizzando il tasso di saturazione sui nuovi posti letto attivati in seguito al DL 34/2020, le situazioni più instabili si registrano in Valle d'Aosta, Sardegna, Liguria e Campania. Nel dettaglio, tenendo conto della dotazione di posti letto originaria (antecedente ai piani regionali di riorganizzazione della rete ospedaliera, ndr) il 30% dei posti letto di terapia intensiva in Valle D'Aosta, il19,4% in Sardegna, il19,3% in Liguria e il 18,2% in Campania sono occupati da pazienti Covid-19.

In questa tabella viene mostrato il tasso percentuale di positività ai tamponi relativo al 15 ottobre. Si tratta di un nuovo indicatore capace di fotografare più nitidamente l’andamento del contagio.

Per approfondire il concetto si rimanda a questo articolo.




Lo spettro di una nuova chiusura

Il premier Conte non esclude l’eventualità di dover ricorrere ad una nuova chiusura.

Non si tratterà di un lockdown totale come il precedente, che del resto potrebbe risultare insostenibile anche per un’economia ben più solida della nostra.

L’esecutivo sta già adoperando strategie di chiusura localizzata, delimitata per aree geografiche. Dei mini-lockdown insomma, come quelli scattati a Latina e Arzano che sono divenute zone rosse. Nel comune napoletano ci sono state addirittura rivolte dei commercianti che protestano per le chiusure, oggi è stato bloccato il traffico sulla circonvallazione esterna.

Per fronteggiare l’avanzata del virus potrebbero essere necessarie misure più restrittive di quelle sancite dall’ultimo dpcm. Tra le nuove ipotesi al vaglio del governo c'è la chiusura di cinema, teatri, palestre e centri estetici, regole stringenti che sarebbero introdotte attraverso un nuovo decreto. Intanto dal capo delegazione del PD al governo Dario Franceschini è arrivata oggi la richiesta di un vertice rivolta al presidente del Consiglio. Oggetto dell’incontro saranno le ulteriori misure da adottare per prevenire e contenere il contagio. Il primo ministro italiano ha affermato che le scelte che l’esecutivo sarà portato ad intraprendere dipenderanno in gran parte “dal comportamento dei cittadini”.

Conte ha inoltre più volte sottolineato la possibilità per le regioni di “introdurre misure più restrittive se necessario”.

A sostegno di una linea rigida si schiera anche il virologo dell’università di Padova Andrea Crisanti il quale ha affermato che:

“Un lockdown a Natale è nell’ordine delle cose”

Lo scienziato ha riferito ai microfoni di Studio24 (RaiNews24) che tra 15 giorni non vorrebbe trovarsi a discutere di “10-12mila positivi al giorno”, motivo per cui:

“Più che (agire) sui comportamenti occorre bloccare il virus”

Un lockdown a Natale potrebbe rivelarsi capace di ridurre la trasmissione del contagio e con essa il famoso indice R0 ovvero il “numero di riproduzione di base”, un parametro che consente di misurare la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva. Una chiusura calcolata permetterebbe inoltre di aumentare la capacità di contact tracing.

Si attendono dunque novità rilevanti che riguarderanno tutti i cittadini i quali sono chiamati, in questa delicata fase, a non vanificare gli sforzi precedentemente sostenuti. Questo vale naturalmente anche per il governo centrale e i governi regionali da cui la cittadinanza attende ordinanze e restrizioni responsabili e ponderate.



Per approfondrire:


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