La mozione che porterà all’avvio dell’iter per concedere la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, presentata dal senatore dem Francesco Verducci, è passata al Senato con 208 voti favorevoli, nessuno contrario. Si astengono i senatori di Fratelli d’Italia.
La vicenda giudiziaria che vede protagonista Patrick Zaki, ricercatore egiziano dell’Alma Mater di Bologna detenuto nel carcere di Tora dal 7 febbraio 2020, potrebbe avere dei risvolti positivi. Nella giornata di ieri è passata al Senato la mozione che impegna il Governo ad avviare al più presto l’iter burocratico per conferire la cittadinanza italiana al giovane ricercatore. Era presente al momento del voto anche la senatrice a vita Liliana Segre che ai microfoni di Radio Popolare ha detto:
C’è qualche cosa nella storia di Zaki che prende in modo particolare, ricordare quando un innocente è in prigione, siccome io questo l’ho provato, io per la colpa di essere nata, e ricordo cosa sono i giorni passati dentro la cella, quando non si sa se preferire la porta chiusa o che si apra e qualcuno entri e ti faccia o ti dica qualcosa che ti possa far soffrire ancora di più. Sarò sempre presente almeno spiritualmente quando si parla di libertà.
L’approvazione del provvedimento ha visto l’esultanza di vari esponenti politici, tra i quali: il leader dem Enrico Letta, l’ex ministra di Italia Viva Teresa Bellanova, il presedente della Camera Roberto Fico, il senatore di Leu Francesco Laforgia.
L’importanza di questo provvedimento sta nel fatto che l’ottenimento della cittadinanza italiana potrebbe favorire la scarcerazione di Zaki, detenuto in Egitto da più di 14 mesi. Ma la speranza deve essere comunque ponderata, come ha infatti scritto su Il Fatto Quotidiano il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, c’è il rischio che il percorso sia lungo e tortuoso.
Oltre ciò non bisogna dimenticare che la vicenda di Patrick Zaki si inserisce in un complicato gioco di equilibri tra l’Italia e l’Egitto, ed è proprio qui che troviamo l’incoerenza e, se vogliamo, anche il grottesco.
Di fatto il Governo italiano, da una parte si dice pronto a riconoscere come cittadino italiano una vittima della repressione del Governo del generale Al-Sisi, mentre dall’altra continua a sostenere, attraverso la vendita di armamenti, lo stesso governo repressivo.
Il 10 aprile scorso è partita da La Spezia la seconda fregata Fremm, dopo che la prima era stata consegnata al Governo egiziano lo scorso novembre. Le due navi fanno parte dell’accordo di vendita perfezionato nel 2020 dal governo Conte ed è chiaro che l’attuale Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, vuole continuare sulla scia del suo predecessore.
Le domande cruciali sono: in che modo il sostegno militare al Governo di Al-Sisi si coniuga con la solidarietà mostrata a Patrick Zaki?
Tale sostegno potrebbe ostacolare il raggiungimento della verità sulla morte di Giulio Regeni?