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Andrea Cantelmo

La geopolitica dei vaccini

I vaccini sono lo strumento con cui tutto il mondo sta cercando, faticosamente, di tornare alla normalità pre-Covid. La pandemia è stata un’ulteriore occasione per misurare l’equilibrio di forze vigente e, per alcuni Stati, può essere la chiave con cui ampliare la propria sfera d’influenza su determinate regioni del globo poiché non tutti i paesi sono in grado di produrre o procurarsi la quantità necessaria di vaccini per la propria popolazione. Tra questi Stati dell’Africa, del medio-oriente e dell’Asia. A fronteggiarsi in questo ‘risiko’ ci sono le superpotenze che stanno riscrivendo la geopolitica attuale: USA, Unione Europea, Russia, Cina e anche l’India. Coloro che, senza dubbio, ne stanno uscendo rafforzati sono gli Stati Uniti d’America poiché, grazie a cospicui finanziamenti privati e pubblici, molti dei quali messi in campo dall’amministrazione Trump, sono riusciti ad avere ben tre vaccini approvati dalla comunità scientifica internazionale: Pfizer-BioNTech, Moderna e Johnson & Johnson. Il primo, oltre che dagli americani, è stato finanziato anche dalla Germania e dalla BEI (Banca Europea degli Investimenti) ed è quello che sta riscuotendo più successo essendo ritenuto tra i più sicuri; è attualmente utilizzato in 77 paesi (tutto il mondo anglofono, l’Unione Europea ad eccezione dell’Ucraina, Libano, Kuwait, Qatar, Giappone, Malesia, Singapore e Colombia). Il vaccino Moderna si è rivelato uno dei segreti per il grande successo della vaccinazione di Israele (il paese più avanti in tema di immunità). Mentre Johnson & Johnson, al momento, è utilizzato solo negli USA e in Sudafrica, ma molte dosi sono state già prenotate da numerosi paesi, tra cui l’Italia. Dunque, grazie alle grandi risorse e alla ricerca scentifica avanzata, gli USA sono stati in grado di raggiungere ogni angolo del globo traendo nuovi possibili vantaggi da futuri accordi commerciali.

Il principale competitor degli Stati Uniti è stata la Russia di Putin. Lo Sputnik V, infatti, è stato il primo vaccino al mondo registrato contro il Covid-19. Esso è autorizzato in 50 paesi, ma è utilizzato in 18. I russi sono riusciti a convincere tre paesi dell’Europa dell’Est come Ungheria, Serbia e Montenegro. Importante segnale da parte di San Marino, piccolo Stato all’interno della penisola italiana, dove la maggior parte della popolazione sarà vaccinata con Sputnik. Grande presenza anche in Sudamerica con Argentina, Venezuela, Bolivia e Paraguay che si sono affidati al vaccino russo. Completano il quadro tre Stati chiave: Algeria, Tunisia e Iran.

Anche la Cina è riuscita a mettere in campo due vaccini autoctoni: SinoPharm e SinoVac. Tra i paesi più importanti che hanno approvato le importazioni dell’antidoto cinese ci sono: Turchia, Ungheria, Egitto, Brasile e Perù. Ma la vera offensiva è scattata nel Sud-Est Asiatico con partner storici americani che hanno virato sui vaccini prodotti dalla Cina: Thailandia, Indonesia e Filippine che si aggiungono a Cambogia e Laos.

La situazione preoccupa molto gli strateghi di Washington e Tokyo che promettono una forte sinergia per produrre ulteriori vaccini destinati a quest’area in particolare. Però, la vera sorpresa di questa fase è l’India che ha elaborato due vaccini propri con cui sta immunizzando la popolazione (1,3 miliardi di persone) e produce il 60% dei vaccini che vengono distribuiti nel mondo. Dunque, anche l’India – sfruttando la crisi pandemica - sembra finalmente entrata nel novero delle grandi potenze mondiali.

Infine, l’Unione Europea ha finanziato, insieme alla Gran Bretagna, il vaccino più utilizzato al mondo con cui sono stati stipulati accordi di distribuzione privilegiata, ovvero il vaccino dell’Università di Oxford distribuito dalla società anglosvedese AstraZeneca. Forte del suo basso costo, tale antidoto è riuscito a conquistare anche i paesi meno ricchi. Infatti, lo hanno adottato 13 Stati dell’Africa, 10 dell’Asia e 4 del Centro-America, che si aggiungono a Gran Bretagna ed Europa. Tuttavia l’UE ha subito numerose critiche per i contratti di fornitura stipulati con le case farmaceutiche. Nell’occhio del ciclone, in particolar modo, Ursula Von der Leyen (presidente Commissione UE) che sta studiando eventuali iniziative legali contro AstraZeneca, rea di non essere riuscita a distribuire il quantitativo di vaccini stabilito. Nonostante i vari appunti, arrivati da diversi leader degli Stati nazionali, non da ultimo anche Mario Draghi ha espresso dubbi sulla bontà dei contratti firmati con la società anglosvedese, l’Unione Europea è riuscita in breve tempo a contribuire alla produzione di due vaccini - Pfizer e, appunto, AstraZeneca - riuscendo a penetrare in tutte le regioni del mondo, dimostrando di poter competere in assoluta parità con le superpotenze. Anzi, con una migliore cooperazione e una maggiore unità d’intenti dei vari Stati nazionali che la compongono potrebbe dimostrare di avere le potenzialità per diventare il faro della comunità internazionale.

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