Le varianti del Covid19 preoccupano con crescente intensità e si diffondono nel mondo. Oggi registrati 13.762 nuovi contagi su un totale di 288.458 tamponi. Ancora tantissimi i decessi (347). Tasso di positività al 4,7%, in rialzo dopo il 4,2% registrato ieri.
Quante sono e quali sono presenti in Italia?
Come riportato dall’Istituto Superiore di Sanità al momento si trovano sotto la lente di ingrandimento le varianti inglese, brasiliana e sudamericana. Le mutazioni, denominate in base al Paese della loro prima rilevazione, presentano tutte un mutamento della “proteina Spike”, che il virus utilizza per aggrapparsi alle cellule. Tra le tre indicate quella rinvenuta più recentemente è la variante brasiliana, isolata per la prima volta nel gennaio 2021 e già presente a fine mese anche in Italia. Il primo caso di isolamento della variante sudafricana risale invece al mese di ottobre del 2020, mentre nel caso inglese ad un mese prima. Quest’ultima è quella apparentemente più contagiosa ed è stata registrata per la prima volta sul suolo europeo il 9 novembre 2020. Attualmente è presente in Friuli, Alto Adige, Piemonte, Umbria, Liguria, Abruzzo e Lombardia (con una percentuale del 30% sul totale dei positivi rinvenuti quotidianamente). Oltre a quelle citate sono state rinvenute altre varianti: in Argentina, come annunciato dal ministro della Salute Ginés González García dieci giorni fa, denominata Amazonas P.1, in Messico, dove i ricercatori del Laboratorio per la diagnosi delle malattie emergenti (LaDEER) dell'Università di Guadalajara hanno rinvenuto una possibile mutazione nei campioni di 4 persone provenienti dallo Stato del Jalisco, nella regione centroccidentale del Paese. Ma anche in Italia c'è il rischio di una trasformazione del virus.
Come ha infatti affermato ieri il consulente del governatore della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, "sembra che ci sia una variante delle varianti, nel senso che pare che la variante inglese sia ulteriormente mutata, tanto che stiamo parlando di variante scozzese in un paio di comuni della provincia di Varese". Per ora non è dunque confermato che si tratti di una nuova variante né che si possa essere dinanzi ad una variazione del virus già mutato, ma resta alta l’attenzione. La pericolosità legata alla proliferazione di queste mutazioni del virus consiste nel diretto aumento dei casi e nel conseguente incremento del numero di decessi, questo perché i numeri assoluti del contagio saranno maggiori.
La stoccata di Crisanti
"Bisogna fermare la trasmissione e accelerare i vaccini. Bisogna creare un programma per monitorare le varianti. L’ISS ha chiesto l’elemosina ai singoli laboratori, dicendo 'fatelo con i vostri soldi'”
Il professore Andrea Crisanti, ospite a DiMartedì, non usa mezzi termini per ribadire quello che ripete da tempo, ovvero che c’è un deficit di comunicazione tra il Comitato tecnico-scientifico, l’Istituto superiore di sanità e il mondo accademico.
“I tecnici che hanno preso le decisioni fino a questo momento hanno visto la pandemia in televisione. Non sono state prese in considerazione persone che hanno vissuto la pandemia sul campo. Noi a maggio avevamo 150 casi al giorno, potevamo chiudere la partita e brindare all’Italia con un sistema di tracciamento, con un investimento per perimetrare le trasmissioni”. E prosegue “in Nuova Zelanda hanno chiuso un’intera città per 40 casi, hanno tracciato tutti e ora sono senza mascherina"
L’impressione è che si potesse certamente fare qualcosa in più quando eravamo lanciati in contropiede, in netto anticipo sugli altri Paesi dell’Europa e del mondo. Tornare indietro è impossibile ma per ora non ci sono prove che i vaccini sviluppati siano inefficaci contro le nuove varianti e gli strumenti di contenimento del contagio restano validi, bisogna soltanto metterli in pratica. Occorre uno sforzo civico e politico trasversale tra governanti e governati.
La strategia della Commissione Europea
Oggi sul proprio profilo twitter Ursula Von der Leyen ha fatto il punto sui vaccini in Europa illustrando un'importante novità:
“La vaccinazione sta progredendo nell'Unione europea. Ad oggi sono state erogate 33 milioni di dosi. Ma dobbiamo anche prepararci a rispondere rapidamente alle nuove varianti del virus. Oggi lanciamo il nostro piano di preparazione, HERA Incubator”
Dopo aver espresso forti perplessità sui vaccini offerti al di fuori del piano di acquisto europeo e aver espresso la necessità di accelerare sulle vaccinazioni, la presidente della Commissione Europea ha annunciato un nuovo piano operativo collettivo.
“Oggi la Commissione propone un'azione immediata per preparare l'Europa alla crescente minaccia delle varianti del coronavirus. Il nuovo piano europeo di preparazione alla bio-difesa contro le varianti COVID-19 chiamato "HERA Incubator" lavorerà con ricercatori, aziende biotecnologiche, produttori e autorità pubbliche nell'UE e nel mondo per rilevare nuove varianti, fornire incentivi per sviluppare vaccini nuovi e adattati, velocità aumentare il processo di approvazione di questi vaccini e garantire il potenziamento delle capacità di produzione.”
“Azioni chiave per aumentare la preparazione, sviluppare vaccini per le varianti e aumentare la produzione industriale:
- Rilevazione, analisi e valutazione delle varianti
- Sviluppo di test specializzati per nuove varianti e sostegno al sequenziamento genomico negli Stati membri con finanziamenti UE di almeno 75 milioni di euro;
- Raggiungere l'obiettivo del 5% di sequenziamento del genoma di test positivi per aiutare a identificare le varianti, monitorare la loro diffusione nelle popolazioni e schermare il loro impatto sulla trasmissibilità;
- Intensificare la ricerca e lo scambio di dati sulle varianti con un finanziamento di 150 milioni di euro;
- Avvio della rete di sperimentazione clinica VACCELERATE COVID-19, che riunisce 16 Stati membri dell'UE e cinque paesi associati, tra cui Svizzera e Israele, per scambiare dati e includere progressivamente anche bambini e giovani adulti come partecipanti alle sperimentazioni cliniche.”
È quanto si apprende in merito al progetto Hera dal sito ufficiale della Commissione Europea.
Vaccini in Italia
In quanto ai vaccini in Italia il ministero della Salute comunica che le somministrazioni totali hanno raggiunto quota 3.235.140 mentre il totale delle persone vaccinate – che hanno cioè ricevuto entrambe le dosi – ammonta a 1.311.743. Il totale dei vaccini distribuiti all’Italia corrisponde a circa quattro milioni di dosi, di queste oltre l’80% sono Pfizer/BioNTech, il 13% AstraZeneca e il 6% Moderna. Proprio ieri l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha dato il via libera alla somministrazione del vaccino AstraZeneca per le persone con meno di 65 anni. Alle persone più fragili saranno invece somministrati vaccini a mRNA Pfizer e Moderna. Questa decisione ha generato preoccupazione ed è capitato che alcune persone si siano rifiutate di vaccinarsi con AstraZeneca in quanto ritenuto meno efficace, ma dall’Ibrm, l’azienda di Pomezia che ha prodotto il vaccino, rassicurano sulla sua efficacia.
Per approfondire:
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