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Andrea Rao

Specie aliene nel Mar Mediterraneo e in Italia

In zoologia quando si parla di “specie aliena” non si fa riferimento a qualche essere immaginario che tante volte abbiamo visto nei film di fantascienza, bensì a specie animali che, a causa del cambiamento climatico, si sono spostate dai loro habitat naturali.


Risale allo scorso anno, ad esempio, la notizia riguardante l’avvistamento di alcuni esemplari di pesce scorpione (Pterois Miles) al largo delle coste siciliane. Questo pesce, dannoso per l’uomo, è originario del Mar Rosso ma già da oltre un ventennio, complice l’innalzamento delle temperature globali, si è riprodotto nel Mar Mediterraneo; inizialmente in Grecia ed Israele, si è poi espanso in tutte le coste mediterranee sudorientali. Tale esemplare rappresenta una minaccia per la fauna acquatica locale, visto che è un formidabile predatore di altre specie, soprattutto quelle consumate dall’uomo, già gravemente messe in pericolo da inquinamento e pesca intensiva. In particolar modo il pesce scorpione caccia pesci che a loro volta si nutrono di alghe e piante acquatiche, andando così a mettere a repentaglio l’equilibrio già fragile all’interno della catena alimentare delle nostre acque. Ma il pericolo non si ferma qui. Sempre nel Sud Italia è stato pescato un altro essere marino che rientra tra “gli invasori”: il pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus). Questa varietà, penetrata attraverso il Canale di Suez, non riuscendo più a riprendere la via dell’Oceano e trovando delle temperature ormai adatte alla sua riproduzione, ha colonizzato zone via via crescenti del “Mare Nostrum”, finendo a più riprese nelle reti dei pescatori. Altre due sottospecie di pesce palla hanno preso il largo nei nostri mari, tanto da spingere l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), ad istituire un indirizzo email al quale inviare segnalazioni, nel caso venissero avvistati o pescati. Il pesce palla è dannoso per la salute dell’uomo poiché rilascia un veleno che può causare convulsioni, blocco cardio-respiratorio e paralisi se non curato tempestivamente. Ma chi pensa che quello delle specie aliene sia un fenomeno limitato al solo mondo animale si sbaglia di grosso perché riguarda pure il regno vegetale. Infatti, ormai da più di venticinque anni, l’alga killer si è diffusa dal Sud della Francia sino alle coste salentine. La pianta acquatica originaria degli Oceani Indiano e Atlantico si è diffusa dopo essere stata scoperta nell’acquario tropicale di Stoccarda. Tale varietà di alga rappresenta una cospicua minaccia per le piante autoctone ma anche per i pesci che, ingerendola, muoiono a causa del suo veleno. Tuttavia esistono dei pesci che ne sono immuni, tra questi l’orata, che dopo averla ingerita si riempie di tossine e non è più adatta al consumo da parte dell’uomo.


Queste sono soltanto tre delle numerose varietà di esseri marini che a causa dell’uomo e dell’innalzamento delle temperature si sono installate nel Mar Mediterraneo, impattando l’equilibrio della catena alimentare. Molteplici sono le conseguenze di questo fenomeno, e non si limitano solo allo stravolgimento della composizione della fauna e della flora mediterranea, interessano infatti anche l’economia. Queste nuove popolazioni impattano radicalmente sul numero delle colonie di pesce azzurro, fonte di reddito per il settore ittico, già messe a dura prova dalla pesca indiscriminata degli ultimi decenni che ha depauperato i nostri mari. Nonostante l’Unione Europea sia intervenuta con l’emanazione del Regolamento del Consiglio n° 2020/123, per regolamentare le quote pesca, ad oggi tale intervento normativo risulta insufficiente e le popolazioni di pesce azzurro, denunciano gli studiosi, risultano fortemente in calo rispetto ai decenni precedenti. Oltretutto il fenomeno delle specie aliene non è da considerarsi relegato al mondo marino visto che in Italia sono presenti anche alcune razze di coleotteri, mammiferi e rettili le cui origini sono rintracciabili ben lontano dai confini nazionali. Anche questi esemplari hanno avuto conseguenze considerevoli sulla morfologia della fauna italica. Infatti, ad esempio la Trachemys Scripta, più comunemente nota come tartaruga palustre americana, rappresenta una minaccia per la più comune tartaruga palustre europea poiché può entrare in competizione con quest’ultima per i siti di deposizione delle uova; potrebbe inoltre essere portatrice di parassiti in grado di arrecare mortalità alla specie autoctona. Può essere nociva anche per l’uomo, visto che potrebbe portare con sé il virus della salmonellosi. Tra i coleotteri, quello che si è guadagnato un posto d’onore tra le cronache è il punteruolo rosso. Arrivato pochi anni fa dall’Africa ha causato la distruzione di numerose piante, soprattutto palme. Esso penetra all’interno del tronco, svuotandolo letteralmente, rendendolo instabile e quindi in grado di provocare crolli improvvisi anche in piante dal fusto alto e robusto. Non a caso molte amministrazioni comunali hanno spesso dovuto procedere all’abbattimento di numerosi esemplari di varie specie di palma al fine di evitare danni all’incolumità pubblica. Un altro animale che si è perfettamente integrato con la biodiversità italiana è la nutria, originaria del continente americano. Il mammifero è stato importato in Italia nello scorso secolo per sfruttarne la pelliccia a fini puramente commerciali; tuttavia, visto il suo scarso successo sul mercato, gli allevatori hanno deciso di rilasciare nell’ambiente gli individui ancora in vita. Ciò ha portato ad una loro rapida espansione vista l’assenza di predatori naturali, causando enormi danni agli argini dei fiumi. Si conta che nella sola Emilia Romagna siano presenti all’incirca mezzo milione di esemplari di questo mammifero; questa situazione ha portato le autorità della Città metropolitana di Bologna a siglare un piano di controllo delle nutrie per cercare di arginare il problema, suscitando le ire degli ambientalisti. Un’ultima ma non meno pericolosa specie aliena è la zanzara Aedes aegypti, conosciuta per essere l’insetto vettore di malattie anche mortali per l’essere umano come la zika e la febbre gialla.




Per cercare di contenere la diffusione di queste specie non autoctone vari enti hanno dato vita al progetto Life Asap, cofinanziato dall’Unione Europea, con lo scopo di ridurre l’incidenza delle specie aliene sugli ecosistemi marini del Belpaese. Il Life Asap è stato finanziato dall’Unione con fondi stanziati nel Programma Life, un importantissimo strumento di programmazione che sin dal 1992 prevede risorse utili per porre in essere azioni a tutela del clima e della natura. Nasce nel 2016 con il chiaro obiettivo di rendere maggiormente operativo in Italia il Regolamento UE del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 1143/2014, recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive. Frutto dall’azione concertata di Legambiente ed Ispra, il Life Asap, conclusosi il 31 luglio dello scorso anno, ha ottenuto un rapido sviluppo grazie all’adesione di altri soggetti tra cui: Regione Lazio, Università di Cagliari, Parco Nazionale del Gran Paradiso, Ministero dell’Ambiente. La lista è corposa proprio a testimonianza di come si stia progressivamente capendo che la salvaguardia dell’ecosistema sia ormai un valore rientrante nella sensibilità comune. Sono stati raggiunti importanti risultati non soltanto nell’ottica di far conoscere il fenomeno alla collettività ma anche in merito alla ricerca, considerando che grazie ad esso sono state catalogate 952 specie aliene presenti di cui 87 critiche per l’Italia. Per raggiungere l’obiettivo sono state messe in campo numerose azioni di sensibilizzazione attraverso seminari, convegni, mostre interattive, studi, ricerche e corsi rivolti a studenti e comuni cittadini. Elemento che rappresenta un aspetto di decisa rottura con il passato è il fatto che questo progetto ha visto una sinergia tra le istituzioni di tutti i livelli. Ne è una testimonianza il convegno iniziale della dell’ultima fase del progetto che si è tenuto via web il 23 giugno 2020 e in cui sono intervenuti esponenti del mondo accademico, dell’Ispra, delle forze dell’ordine e della dirigenza del Ministero dell’Ambiente. Quest’ azione corale è foriera di una realtà davanti al quale non si possono più chiudere gli occhi: l’integrità della nostra biodiversità è a rischio ed è necessario che tutti, dalla politica al comune cittadino, mettano da parte logiche di sfruttamento indiscriminato delle risorse in nome di un equilibrio uomo-natura che appare sensibilmente incrinato ma non ancora definitivamente compromesso.




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