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Maurizio Travalloni

Grafene, macchine pulisci oceano e IronLev: una speranza per un futuro ecosostenibile

Uno sguardo ad alcune scoperte che ci permettono di guardare al futuro con un po’ di speranza in più.


La terra torna (lievemente) a respirare. Da settimane ci sentiamo ripetere – un po’ per rincuorarci – i benefici involontari di questo coronavirus, che se da una parte ha obbligato migliaia di persone nel mondo a supporti respiratori, dall’altra ha garantito un po’ di respiro al pianeta dopo la chiusura di gran parte dei comparti produttivi industriali. In base a quanto affermato dall’Esa (l’Agenzia spaziale europea), il satellite Copernicus Sentinel-5P avrebbe rilevato una significativa diminuzione nell’aria di biossido di azoto a seguito delle misure di lockdown applicate. Soprattutto in Cina e in alcune delle maggiori città europee (Parigi, Madrid e Roma) la differenza di concentrazione rispetto ai livelli riscontrati nello stesso periodo di un anno fa è più che nitida ad occhio nudo (https://www.esa.int/Applications/Observing_the_Earth/Copernicus/Sentinel-5P/Coronavirus_lockdown_leading_to_drop_in_pollution_across_Europe).

Una nota positiva dopo mesi nel tema ambiente conditi solo da notizie negative come – giusto per ricordarci con vena un po’ autolesionista lo stato delle cose – l’ormai certa correlazione tra inquinamento e più di un quarto di malattie e morti nel mondo, il mancato rispetto di tutti i Paesi firmatari dei vincoli posti dall’accordo di Parigi sul clima del 2015 e il ritiro ufficiale degli Usa di Trump dal medesimo accordo. Il tutto intervallato dalle magiche apparizioni di Greta Thunberg, attivista e fondatrice del movimento Fridays For Future. Per inciso: ringraziamo Odino, Thor e tutti gli dèi del Valhalla che grazie alla eco messa in moto dalle iniziative della teenager svedese il mondo si sia svegliato (ma siamo sicuri poi?) sulla piaga che ci affliggerà nell’immediato futuro se non cominceremo a considerare tra le priorità clima e ambiente.



Ma c’è anche dell’altro oltre le proteste del movimento FFF. Non fanno lo stesso clamore mediatico, certo, ma d’altronde pensare che si possa dare la giusta luce anche agli esempi positivi che emergono, quando già si parla a fatica della questione climatica, diventa quasi fantascienza spielbergiana. Eppure, si diceva, c’è dell’altro! Ecco dunque qualche notizia, più o meno recente, che ci permette di guardare al futuro in maniera un po’ più ottimistica.

1. Boyan Slat e The Ocean Cleanup (https://theoceancleanup.com/). Boyan è un inventore e imprenditore olandese 25enne che, dopo aver presentato per la prima volta nel 2012 ad un TEDEx (i cicli di conferenze che girano per il mondo per discutere di vari argomenti) Ocean Cleanup, startup che ha progettato la macchina per ripulire il mare dalla plastica, ha raggiunto dopo sette anni di progettazione e uno di test il successo nel 2019. La macchina consiste in una lunga barriera galleggiante, formata da un grosso tubo di gomma legato a un’ancora in grado di scendere fino a 600 m di profondità. Questo tubo, aprendosi, crea una sorta di insenatura artificiale dove vengono convogliati e trattenuti i rifiuti che galleggiano sulla superficie dell’acqua, facilitandone quindi la raccolta. L'obiettivo: creare una mega barriera che sfrutta le correnti per intercettare oggetti e frammenti di plastica, con il fine ultimo di dimezzare la cosiddetta "Great Pacific Garbage Patch", l'ammasso di spazzatura che si crea tra California e Hawaii. Il Sistem 001/B, rimuovendo dall’oceano frammenti di plastica visibile, reti da pesca e anche microplastiche del diametro di 1 mm, ha riempito nel dicembre scorso il primo container di plastica raccolta in mare.


2. Il grafene. Scoperto casualmente nel 2004 in un laboratorio inglese, quando i due scienziati Andre Geim e Konstantin Novoselov (premi Nobel nel 2010) cercavano di ottenere uno strato di grafite più sottile possibile. Asportando pazientemente la grafite una striscia alla volta col nastro adesivo, sono riusciti a rimanere con uno strato di carbonio monoatomico, cosa prima di allora ritenuta impossibile. Definito la plastica del futuro, costituisce la probabile chiave della prossima era industriale per via delle applicazioni potenzialmente infinite. Nel 2013 la Commissione Europea ha emesso un bando che stanzia 1 miliardo di euro in 10 anni per finanziare la ricerca e riportare l'Europa all'avanguardia nella scienza dei materiali: l'Università di Göteborg in Svezia guida un gruppo di enti pubblici e privati (di 23 paesi diversi) nella gara ai brevetti sul grafene. Tra le altre cose, questo materiale potrebbe avere applicazione nella produzione di celle solari assai più efficienti di quelle odierne, batterie dalla durata molto maggiore e innovativi sistemi di immagazzinamento dell’idrogeno. Una nuova strada quindi per il rinnovabile.


3. Il treno IronLev made in Italy. Da molti anni i treni a levitazione magnetica – comunemente noti come MagLev – rappresentano il futuro del trasporto su rotaia. La levitazione magnetica, infatti, abbattendo gli attriti tra ruota e rotaia, garantisce basso rumore, confort di viaggio e un’altissima velocità (fino ai 500 km/h). Tuttavia, i costi per la realizzazione delle infrastrutture dedicate a questa tecnologia sono elevati e fino a oggi ne hanno limitato l’utilizzo. Ma grazie alla join venture tra due aziende italiane si è giunti ad IronLev, una nuova tecnologia di levitazione magnetica italiana totalmente compatibile con i binari già esistenti. Questo sistema permetterebbe quindi di applicare la levitazione magnetica ai binari della rete ferroviaria comune o quelli delle linee metropolitane già esistenti, abbattendo i costi delle infrastrutture ed evitando un grande dispendio di energia elettrica.

Per approfondire:












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