Coronavirus: ecco perché questa quarantena potrebbe essere solo la prima
- Maurizio Travalloni
- 2 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 21 mar 2021
Secondo fermo a Hong Kong dopo la riapertura di metà marzo. Nuovo aumento di casi e ripristino delle misure restrittive.
Abituarci al lockdown. È quello che potremmo dover fare, se guardiamo agli avvenimenti che hanno coinvolto nuovamente Hong Kong in questi giorni. Qui, dopo il blocco di febbraio e gran parte di marzo, era infatti stato disposto il graduale ritorno alla normalità al netto del mantenimento delle misure di distanziamento sociale. Pochi giorni e l'incubo è tornato (https://tg24.sky.it/mondo/2020/04/01/coronavirus-hong-kong-quarantena.html). Nuova impennata di casi e altro giro di quarantena. Sebbene - come riporta il "The Atlantic" (https://www.theatlantic.com/international/archive/2020/03/lockdowns-hong-kong-china-coronavirus/608932/) - la maggior parte dei casi siano "di ritorno", è assai probabile che l'eccessivo ottimismo nella riapertura della città abbia giocato un ruolo nel nuovo aumento di contagi. La mancata adempienza alle misure governative dei cittadini ha fatto il resto. E da qui il nuovo blocco totale. Misure a intermittenza che potrebbero diventare best practice nella gestione della pandemia, come affermano il professor Aaron E. Carroll e il professor Ashish Jha a proposito degli Usa: “Possiamo tenere aperte scuole e attività il più possibile, chiudendole poi rapidamente quando il contenimento fallisce, e poi riaprendole di nuovo quando i contagiati vengono identificati e isolati”. Tutto ciò invita dunque a riflettere su tre fattori la cui gestione sul territorio nazionale risulterà cruciale fino a quando non ci sarà la piena disponibilità di un vaccino contro il Covid-19.
Asintomaticità e Paucisintomaticità del Covid-19
Al netto degli oltre 77.000 casi attualmente positivi, sono poco più di 4.000 le terapie intensive e quasi 28.200 i ricoverati con sintomi. Più di 45.000 le persone in isolamento domiciliare. Queste nella maggior parte dei casi presentano sintomi di medio-bassa entità o ancora nessun sintomo evidente. Secondo l'Imperial College di Londra gli infettati in Italia sarebbero 5,9 mln, ovvero 9,8% della popolazione (https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/31/coronavirus-studio-dellimperial-college-con-le-misure-evitate-fino-a-120mila-morti). Se queste stime sono corrette, significa che il dato degli asintomatici o paucisintomatici è notevolmente più alto. Persone a cui fare il test risulterebbe pura utopia al momento. Da considerare tuttavia la smentita di Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità che ha affermato all’Adnkronos: “Bisogna essere molto cauti nell’approssimare la popolazione italiana già infettata dal virus. Pur stimando i colleghi dell’Imperial College di Londra, ritengo davvero improbabile che in Italia sia stato infettato quasi il 10% della popolazione". È quindi centrale comprendere soprattutto in questi casi l’effettivo decorso della malattia, così come la durata della contagiosità una volta terminati i sintomi (oggi stimata intorno ai 14-15 giorni), onde evitare, al termine della quarantena, una nuova ricaduta stile Hong Kong.
Allentamento delle misure di quarantena
La fine del blocco non comporterà un ritorno alla normalità. Se ancora c'era bisogno di qualche prova, gli eventi nella regione autonoma cinese ne sono la prova. Bisognerà continuare a rispettare le misure di distanziamento sociale a cui ci stiamo abituando e cominciare a considerare mascherine e guanti monouso come oggetti di uso comune nella vita di tutti i giorni. La riapertura degli esercizi commerciali dovrà essere programmata in maniera specifica così come grande attenzione e valutazione necessiteranno le questioni trasporto pubblico e riapertura delle scuole. Difficile diminuire i contagi ma decisamente più facile innescare un possibile nuovo focolaio.
Spostamenti e movimenti internazionali
Il mondo globalizzato ha da tempo tra le sue prerogative la presenza costante - tutto il giorno, tutti i giorni - di milioni e milioni di persone che viaggiano da ogni parte del mondo principalmente per lavoro. Ciò, in un momento segnato da una pandemia che non accenna a fermarsi, rappresenta il migliore assist possibile per un rovinoso autogol globale. Ammessa l'impossibilità nel 2020 di fermare in blocco gli spostamenti internazionali, ciò comporta che vada fatto uno sforzo ancor maggiore per la gestione del fenomeno onde evitare come in Cina un importante ritorno di casi “di importazione".
Queste alcune delle sfide che attenderanno il nostro Paese dopo il periodo più buio. Sfide la cui programmazione non possiamo rimandare unicamente al domani, pena il ritorno come per Hong Kong ad una quarantena a cui ci stiamo abituando ma che vorremmo al più presto dimenticare.

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