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Luigi Sorrentino

Coronavirus: le nuove misure economiche in Italia

Sulla scia del “Cura Italia” il nuovo “Decreto liquidità” aumenta le garanzie statali di altri 400 Mld, arrivando in tal modo a coprire 750 Mld di prestiti ad imprese e professionisti.


Queste le parole del ministro Gualtieri in un tweet di circa 20 ore fa:

Lo Stato è vicino alle imprese e se ne prende cura. Con il decreto, più di 400 miliardi di liquidità per professionisti e aziende italiane. Un imponente intervento, senza precedenti, che consentirà a molte imprese di superare la crisi e ripartire. Anche così vinciamo il COVID19”

Qualche ora dopo in collegamento da Palazzo Chigi il premier Conte ha ribadito:

Mes no. Eurobond sicuramente si (…) il Mes è uno strumento assolutamente inadeguato, gli eurobond invece sono la soluzione, una risposta seria, una risposta efficace, adeguata alle esigenze che stiamo vivendo”

Il Presidente del Consiglio fa inoltre notare che i miliardi “liberati” corrispondono quasi alla metà del nostro Pil - sottolineando l’importanza delle misure che sono state intraprese – e che “Allentare ora le regole sarebbe irresponsabile”. Non gli si può dare certamente torto riguardo quest’ultimo aspetto, in merito alle misure economiche invece è presto per esprimere giudizi completi. Sicuramente molto importante è l’estensione del Golden Power ad altri settori strategici al di fuori di quelli tradizionali come telecomunicazioni, difesa, trasporti, energia. La portata del Golden Power sarà allargata fino a comprendere filiere particolarmente vulnerabili e al contempo essenziali in questa delicata emergenza: alimentare, sanitario, finanziario. Esso consiste in una serie di concessioni volte a conferire poteri particolari all’esecutivo, ad esempio la facoltà di opporsi all’acquisizione di specifiche partecipazioni finanziarie. Come specificato più volte dalla Commissione Europea tali prerogative sono però accettabili sono in peculiari momenti in cui risultano giustificate da motivazioni di interesse generale. La ratio che si cela dietro all’estensione di queste prerogative statali è quella di tutelare le imprese italiane dei settori specificati, temendo la loro acquisizione da parte di gruppi e organizzazioni estere a prezzo di saldo, ciò sarebbe reso possibile dal crash dei mercati causato dal Covid-19 [1]. Nel decreto annunciato ieri sera viene inoltre prevista la possibilità per le banche di erogare prestiti molto agevolati che sarebbero garantiti esternamente, da enti pubblici, e non dalle singole imprese. Per le aziende di medie e piccole dimensioni verranno conferiti circa 7 Mld al Ministero dello Sviluppo economico che saranno destinati al Fondo di Garanzia per le Pmi. Questi investimenti si presume possano creare fino a 100 Mld di liquidità che andranno a salvaguardare le imprese fino a 499 dipendenti [2]. Per le imprese con oltre 499 dipendenti entra in gioco la Sace, società per azioni specializzata nel ramo finanziario-assicurativo appartenente al gruppo della Cassa Depositi e Presiti. La somma che può essere richiesta non può eccedere il 25% del fatturato del 2019, inoltre per i prestiti fino a 25.000 euro è previsto uno snellimento dell’iter burocratico, non verranno infatti condotte indagini in merito al fatturato dell’impresa e il prestito sarà pubblicamente garantito al 100%. Per le aziende con fatturato inferiore a 3,2 milioni resta la garanzia al 100% mentre salendo in graduatoria è prevista una sensibile riduzione: per le imprese di grandi dimensioni il cui prestito sarà garantito dalla Sace la garanzia scende, al 90% per le imprese con meno di 5.000 dipendenti e ricavi fino a 1,5 Mld annui, all’80% per le S.p.a. con introiti tra 1,5 e 5 Mld e al 70% per quelle con fatturato oltre i 5 Mld. Condizione essenziale riguarda la rinuncia da parte delle aziende alla “distribuzione dei dividendi” nei 12 mesi successivi al finanziamento, non sarà in altre parole possibile “intascare” liquidità dividendola tra i soci. È importante inoltre ricordare che esiste un tetto massimo di finanziamenti possibili corrispondente a 200 Mld, poiché dei 400 Mld previsti dal decreto liquidità gli altri 200 sono destinati all’export [4]. Sono misure economiche importanti e anche se non lasciano intravedere luce in fondo al tunnel va detto che rappresentano un serio segnale di sostegno alle imprese, grandi e piccole.


Eurogruppo: ipotesi “Mes con condizionalità più bassa”; Amsterdam ribadisce il no a Eurobond.

Prima dell’inizio dell’Eurogruppo il ministro delle Finanza olandese Wopke Hoekstra ha affermato: "Gli Eurobond io non li farei, e neppure il governo" [5], confermando di fatto la linea “rigorista” olandese, che spinge per l’utilizzo del Mes con particolari condizioni. Inoltre come riportato da Huffpost, che parla addirittura di “Troika mascherata”, oggi Berlino ha sostenuto nuovamente che la firma del Memorandum (un piano di ammortamento del prestito contratto), come previsto dal protocollo del Mes, è una condizione necessaria per attingere al prestito. Inoltre la Germania non esclude la possibilità di un intervento del IMF (Fondo Monetario Internazionale) o della Commissione Europea al fine di vigilare sul rispetto di quanto sancito dal Memorandum. Oltre a Germania e Olanda anche Austria e Finlandia continuano a dirsi favorevoli al ricorso al meccanismo europeo di stabilità. E mentre l’Eliseo continua a strizzare l’occhio sia a Berlino che a Roma, ci si chiede se davvero si riuscirà a trovare un’intesa vantaggiosa per tutti e soprattutto in tempi brevi.

Aggiungiamo ancora qualche elemento al nostro puzzle: l’alto debito pubblico contratto principalmente dai Paesi del Sud dell’Unione incute non poco timore al fronte rigorista del Nord, il quale teme di doverne dividere le conseguenze. Questi timori stanno congelando le trattative e fossilizzando i negoziati in un momento cruciale, in cui ogni giorno la crisi simmetrica che stiamo vivendo aumenta di dimensione. Intanto le misure in via di implementazione e accettazione riguardano, da un lato la messa in pratica del meccanismo contro la disoccupazione, denominato “SURE”, il quale prevede un investimento fino a 100 Mld (di cui i primi 25 hanno scopo di garanzia e permetteranno l’emissione di titoli di credito da parte della Commissione) [6], dall’altro la possibilità della predisposizione di un fondo di garanzia da 25 Mld ad opera della Banca Europea per gli Investimenti (Bei), la quale si dice disposta anche a finanziare gli Stati mettendo a disposizione la Tripla A (rating relativo alla solidità della banca) [7].


Tante ipotesi dunque, ma poche concordanze. E mentre l’Eurogruppo continua in queste ore a confrontarsi, restano distanti le posizioni di alcuni attori fondamentali che faticano a trovare un punto di convergenza tra l’assunzione comune di rischio e l’applicazione rigida degli schemi di solvibilità elaborati in conseguenza della Crisi del 2008. La condizionalità del Mes posta in essere dalla Germania e l’Olanda continua ad apparire limitata per superare questa fase di crisi profonda e paralizzante; al contrario la distribuzione del debito - escludendo quello pregresso – attraverso la creazione di obbligazioni garantite congiuntamente dall’Eurozona, rappresenta una soluzione che potrebbe rivelarsi più efficace poiché consentirebbe di organizzare sinergicamente a livello europeo gli sforzi economici e le destinazioni dei fondi da elargire agli Stati membri.



Per approfondire

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