Dense nubi e "annus novus”
- Luigi Sorrentino
- 27 mar 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 21 mar 2021
Il nuovo anno è iniziato poco più di 3 mesi fa, eppure, come non mai, aleggia in tutti la consapevolezza della relatività del tempo e in ogni mente superficiale o eccelsa c’è un gran circolo di interrogativi e prospettive confusionarie. Sembra infatti difficile credere che chiunque appartenga all’opinione pubblica mondiale possa giungere, alla fine dell’anno, a pensare che quello appena trascorso sia stato il classico susseguirsi di 365 giorni vissuti, a conti fatti, tutti d’un fiato. Suppongo che si percepiranno anzi interminabili e le cause di ciò sono dinanzi a tutti noi, deducibili anche da un bambino, che come tutti è limitato nelle sue facoltà. Sviluppare questa forma di isolamento, di costrizione sociale, scuoterà profondamente gli animi di tutti, nessuno escluso. Certo è che il pensiero umano può ramificarsi e manifestarsi nei più disparati modi ma nessuno sarà certamente tagliato fuori da questa forma di riflessione, soggettiva eppure di collettiva rilevanza. Come sarebbe possibile che le sensazioni vissute in questo periodo di quasi totale asocialità indotta non generino presagi di profondo cambiamento?
Il clima odierno, in parvenza teso e statico, cela in realtà una incredibile propensione al dinamismo logico, all’ instancabile fabbricazione di congetture; non si può fare a meno di immaginare un domani totalmente stravolto se pur in relazione ad un solo, unico, diversissimo particolare.
Cosa significa realmente vivere l’esperienza di una pandemia nell’epoca della globalizzazione e dell’informazione iper-veloce?
Fino a pochi mesi il dibattito quotidiano aveva per oggetto gli argomenti più disparati. Ruotava attorno al confronto regionale in Emilia Romagna, ai propositi di revisione strutturale dei decreti sicurezza, alla foto delle Sardine con L. Benetton, al dibattito sulla prescrizione e alle responsabilità del Governo italiano nei confronti di Patrick Zaky, studente egiziano dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, incarcerato e torturato in Egitto, che ci ha tristemente richiamato alla memoria un nostro connazionale che purtroppo dall’Egitto non ha fatto mai ritorno: Giulio Regeni. Si discuteva dell’ultimatum di M. Renzi a G. Conte, del processo per sequestro di persona che coinvolge in prima persona l’ex Ministro dell’Interno M. Salvini, del conflitto siriano che va avanti da ormai 9 anni e che, proprio negli ultimi mesi, ha generato un massiccio esodo verso la Grecia, evidenziando l’inqualificabile negligenza delle istituzioni europee.
Eravamo tutti intenti a vivere le nostre vite come abbiamo sempre fatto, assolutamente ignari che di lì a poco ogni cosa sarebbe cambiata, che le nostre libertà si sarebbero contratte a tal punto dal costringerci dentro casa senza la possibilità di uscire. Era la solita Italia, quella di pochi mesi fa, barcollante ma ancora in piedi. Oggi invece siamo in ginocchio, con il capo chino e l’aria stanca e insofferente; i volti dei tantissimi professionisti medico-sanitari incessantemente all’opera in queste ore drammatiche sono il riflesso più autentico delle conseguenze del sacrificio a cui siamo tutti, in modi diversi, chiamati a rispondere.

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