Nell'arco del 2020 sono stati tre gli scostamenti di bilancio necessari a fronteggiare la crisi economica scaturita dalla pandemia di Covid19.
A pochi giorni dall'approvazione della legge di Bilancio per il 2021 si discute dell'eventualità di correggere il quadro di finanza pubblica.
Vecchi problemi e nuovi decreti
Il rapido susseguirsi di due nuovi dpcm ci riporta alla memoria quel periodo non troppo lontano nel quale eravamo abituati ad aspettarci novità significative all’ordine del giorno. Come nei mesi più difficili dell’emergenza sanitaria i decreti sembrano non tenere il passo degli eventi: la pandemia avanza rapidamente facendo registrare cifre da record non solo in Italia. Il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sancisce la chiusura di cinema, teatri, palestre, piscine, il divieto di organizzare congressi e manifestazioni, chiusura alle 18 per bar, pasticcerie, pub e ristoranti e ulteriori ampliamenti della capacità di smartworking. Scelte drastiche indotte dall’avanzata della pandemia che rischiano di paralizzare l’economia e azzerare i redditi.
A Napoli, nei giorni scorsi, ma anche a Roma davanti al Pantheon e oggi a Catania sono andate in scena manifestazioni di dissenso e protesta da parte di commercianti, lavoratori dello spettacolo, dipendenti di aziende non ritenute essenziali.
Il tessuto sociale si sta consumando e in molti intravedono l’incubo dell’attesa prolungata per la cassa integrazione.
Le nuove misure
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell’economia Gualtieri hanno tentato di fugare queste paure. Le imprese che resteranno chiuse o ridurranno significativamente la propria attività in seguito all’ultimo dpcm, approvato sabato notte e in vigore fino al 24 novembre, beneficeranno prontamente di adeguati ristori. Ad anticiparlo è il governo il cui primo ministro annuncerà domani in Gazzetta Ufficiale il nuovo provvedimento. L’idea dei ministri dell’economia e dello sviluppo economico consiste nel predisporre un doppio canale di sostegno, diversificato in base all’entità dell’impatto del nuovo dpcm sulle imprese: quelle che chiuderanno (come cinema, teatri, sale scommesse, palestre e centri sportivi) riceveranno un rimborso più elevato rispetto alle attività che saranno interessante soltanto da una limitazione parziale dell’orario di attività (il riferimento è nei confronti di pub, bar e ristoranti i quali anticiperanno la chiusura).
Ma è importante sottolineare alcune sensibili novità rispetto al finanziamento a fondo perduto previsto dal decreto Rilancio: stavolta saranno coinvolte anche imprese e attività con un volume d’affari oltre i 5 milioni di euro.
Il sostegno alle imprese non sarà svincolato dal calo del fatturato:
Ristori andranno dal 100% al 200% di quanto, in base al calo del fatturato di aprile 2020, le aziende hanno ottenuto con il Fondo perduto inserito nel decreto Rilancio
Così il viceministro all'economia Laura Castelli.
Il ministro Gualtieri ritiene che i contributi saranno erogati "entro metà novembre" e le imprese, selezionate in base ai codici Ateco, saranno all’incirca 350mila.
Provvederà all’erogazione l’Agenzia delle Entrate attraverso un accredito diretto, a confermarlo è il presidente Conte:
«Ci sarà un bonifico, direttamente sul conto corrente, dall'Agenzia delle Entrate, è una modalità che abbiamo già sperimentato»
(Il Presidente del Consiglio Conte e il ministro dell'economia Gualtieri)
Il nodo risorse
Nel corso del 2020 sono stati tre gli scostamenti di bilancio necessari a finanziare il decreto Cura Italia (25 Mld), il decreto Rilancio (55 Mld) e il decreto Agosto (25 Mld). Sono stati operabili poiché in casi di emergenza è possibile “deviare” dall’OMT, l’obiettivo di medio termine per il saldo di bilancio che ogni Paese Ue si impegna a raggiungere in un determinato periodo di tempo. Questi scostamenti sono stati necessari per mantenere in piedi l’economia italiana e poter erogare sussidi e ristori a imprese e lavoratori. Basteranno?
La legge di Bilancio per il 2021 presentata recentemente al Parlamento e al Paese ha un valore di circa 40 miliardi di cui 15 provengono dal “grant” del piano Next Generation Eu.
La NaDef (nota di aggiornamento del documento di economia e finanza) prevede attualmente due scenari plausibili: un calo record del 9%, ritenuto fino ad una settimana fa il più probabile, ed un calo aggravato del 10,5% circa. Conte ha rassicurato che non sussiste, almeno per ora, la necessità di dover aggiornare il quadro di finanza pubblica. Eppure le conseguenze del semi-lockdown in atto rischiano di rendere necessarie ulteriori misure per garantire cassa integrazione e ristori. Secondo l’analisi de IlSole24Ore è difficile immaginare che per il finanziamento del pacchetto annunciato ieri dal presidente del Consiglio possano bastare 2 miliardi: cassa integrazione, nuova erogazione dell’indennità una tantum per stagionali del turismo, lavoratori dello spettacolo e del mondo dello sport e ri-finanziamento di una ulteriore mensilità del reddito di emergenza renderebbero necessari almeno 4 miliardi.
Perplessità passate e presenti
La cassa integrazione rappresenta senza dubbio uno dei nodi fondamentali anche in questa nuova, delicata fase. Non basta trovare la copertura economica, occorre velocizzare l’iter e far arrivare velocemente il sostegno ai lavoratori. Sì, è vero, l’Inps non è cablata per reggere una simile onda d’urto ma potenziare il principale ente previdenziale del Paese deve essere una priorità da considerare adesso.
Durante le settimane buie di marzo e aprile il governo scelse di erogare sostegni in base ai codici Ateco ma emerse il problema di imprese che avevano prontamente modificato il proprio codice per non essere chiuse. È stato un errore non predisporre controlli stringenti ma venne commesso un passo falso ancora più grave: imprese che non hanno percepito alcun calo di fatturato e che in alcuni casi lo hanno addirittura incrementato hanno comunque beneficiato dei ristori mentre potevano e dovevano farne a meno. Dopotutto è accaduto anche per il bonus di 600 euro, spesso finito nei conti correnti sbagliati.
Alla luce di queste “imprecisioni” (costate milioni di euro) ci si sarebbe aspettati un atteggiamento maggiormente prudente in questa fase, invece la maggioranza sembra lasciarsi eccessivamente influenzare dalle proprie ambizioni politiche, ignorando che tenere lo sguardo fisso sul consenso rischia di mandarci fuori strada.
È necessario distinguere: non tutte le imprese hanno le stesse difficoltà e c’è persino chi in difficoltà non è.
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