top of page
Luigi Sorrentino

L’azione di Governo tra lavoro nero, crisi delle imprese ed evasione fiscale

La pandemia sta generando conseguenze drammatiche per l’economia italiana e, mentre qualcuno sottolinea presunte violazioni costituzionali, si cercano strumenti adeguati per incontrare e risolvere, anche solo parzialmente, le esigenze di credito di chi riscontra forti perdite.



L’offensiva di Renzi e il discorso di Mattarella

Le accuse di autoritarismo pronunciate dal senatore Matteo Renzi, relative a presunte violazioni della carta costituzionale, si inseriscono in contesto già estremamente complicato e alimentano le polemiche sulla legittimità del Governo. Non è più una sorpresa che questo tipo di ostacoli all’esecutivo provengano dalla maggioranza stessa e questo rimanda alle solite congetture sulla sua durata potenziale. Ma una cosa è certa, in questa fase il disfacimento della compagine che guida il Paese provocherebbe un collasso delle possibilità di venir fuori da questa crisi, sanitaria ed economica, con coerenza e senza aggravare ulteriormente la situazione. In relazione alle presunte violazioni citate in precedenza è stato il Quirinale, due giorni fa, a rassicurare i cittadini sul rispetto della Costituzione. Nel discorso tenuto ieri il Presidente Mattarella ha richiamato una varietà di temi di importanza primaria: la necessaria chiarezza che deve caratterizzare l’azione di Governo, la difesa del risultato raggiunto e l’invito a non dimenticare “l’angoscia delle settimane precedenti”, le difficoltà del mondo del lavoro che riguardano in primo luogo la necessità di un “equo, efficace, tempestivo sostegno alla famiglie e alle attività produttive, a quanti sono rimasti disoccupati e senza reddito, in modo da conservare intatte tutte le risorse del nostro capitale sociale”. Le sagge parole del Presidente della Repubblica non si conciliano con il messaggio sotteso alla riapertura di alcune attività appartenenti a settori merceologici a “rischio contagio”, come bar e ristoranti, ritenuti dal comitato tecnico-scientifico come luoghi da riaprire successivamente. L’idea del Governo è di far ripartire il “motore del Paese” rappresentato da edilizia, cantieristica e industria pesante in senso lato, in quanto settori la cui produzione può più facilmente essere organizzata rispettando le norme di distanziamento. Il rischio delle ordinanze emanate dalla Presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, è quello di favorire una ripresa del contagio in una regione in cui, tra l’altro, non sono numerosi i posti di terapia intensiva. Nel discorso di oggi, in occasione del 1° maggio, Mattarella (non a caso) ha ritenuto importante sollecitare sia il Governo che le e regioni ad una maggiore collaborazione. Soltanto operando sinergicamente è possibile raggiungere i risultati sperati e sottrarci a questo periodo di grave emergenza. Il Presidente ha poi parlato del lavoro, citando il 1° articolo della Costituzione:


Viviamo questo Primo maggio con il pensiero all'Italia che vuole costruire il suo domani. Non ci può essere Repubblica senza lavoro, come afferma solennemente il primo articolo della nostra Costituzione. Perché il lavoro è condizione di libertà, di dignità e di autonomia per le persone.”

Le parole di Landini

Nell’intervista di Paolo Griseri per La Repubblica, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha ribadito che “Il virus ha svelato le fragilità del nostro Paese” che nello specifico riguardano l’indebolimento del sistema pubblico e gli incentivi alla precarizzazione del mercato del lavoro. Sulle divergenze tra aziende e sindacati il leader della Cgil ha sostenuto che “la stragrande maggioranza (delle aziende, ndr) ha scelto la via della responsabilità e della sicurezza. Quella che mette la salute davanti al profitto. E questo principio è stato inserito nel protocollo”. Il protocollo cui si fa riferimento è un accordo tra sindacati, associazioni datoriali e Governo sulla sicurezza sul lavoro e sui criteri per la ripresa.

Congelamento dei debiti e progressività del sistema fiscale

Tanti imprenditori sembrano destinati ad andare incontro alla chiusura della propria attività produttiva, molti altri saranno costretti ad operare una riorganizzazione aziendale per contenere i costi e salvaguardare l’impresa, in entrambi casi ci saranno lavoratori che perderanno il proprio posto di lavoro. La crisi economica rischia di travolgerci. Ieri sera era ospite della trasmissione di Corrado Formigli il filosofo Massimo Cacciari il quale ha fornito un chiaro quadro della situazione e degli annessi rischi per l’economia e il tessuto sociale. Innanzitutto lo “spappolamento di competenze tra Stato e regioni” comporta ritardi nell’attuazione e gravi carenze di coerenza – e quindi di efficacia – delle misure varate dai decreti. Il suggerimento del filosofo consiste nella realizzazione di un federalismo completo e maggiormente organizzato, in cu le regioni siano dotate di reale autonomia fiscale e maggiore responsabilità, poiché il modello regionalistico italiano è un ibrido che confonde la linea di comando ostacolando l’implementazione dei provvedimenti intrapresi dal livello centrale. In secondo luogo occorre iniziare a pensare a specifiche misure economiche per far rifiatare chi, oltre ad essere in assenza di profitto, deve fronteggiare forti costi (legati magari al pagamento dell’affitto del locale in cui si esercita l’attività). Ciò riguarda principalmente le aziende, soprattutto le piccole e medie imprese, ma anche gli autonomi i quali spesso esercitano la propria professione in un locale in affitto. Esiste in tal senso l’ipotesi di un congelamento dei debiti. Tuttavia se si adottasse una misura simile il problema ricadrebbe sui beneficiari di quei profitti. Nel caso di beneficiari privati il problema sembra di difficile risoluzione laddove esista un contratto privato che sancisce gli obblighi economici posti in capo al fruitore del locale commerciale. Nel caso delle imposte, il cui beneficiario è lo Stato, si registrerebbe una fortissima carenza di entrate con annesse ripercussioni sull’erogazione dei servizi. Come si possono contemperare l'esigenza della sospensione delle imposte per le imprese da un lato, e quella di recuperare i mancati introiti del fisco dall’altro? Mentre Cacciari avverte che ci troviamo dinanzi a “crisi sociali che minacciano di essere irreversibili”, l’ipotesi più accreditata continua ad essere una imposta patrimoniale, capace di produrre entrate per lo Stato in grado di compensare le mancate entrate fiscali dovute al congelamento dei debiti delle imprese. Una proposta simile ha sollevato nelle ultime settimane numerose critiche. Per l’opposizione, ma anche secondo alcuni esponenti dei partiti di maggioranza, non sarebbe una misura in grado di soddisfare il fabbisogno statale legato all’erogazione dei servizi essenziali. La patrimoniale è un’imposta che spaventa da sempre i detentori di grandi fortune, e spesso è stata vista come uno strumento capace di operare una reale redistribuzione delle risorse. Non è così, o perlomeno non sempre. Un sistema economico in cui i vari agenti economici si intestano tutti i beni di cui sono effettivamente proprietari non esiste. È possibile, e anche abbastanza semplice, intestare un bene a qualcun altro, sia esso un familiare o un prestanome. In tal modo il bene economico in questione non figura nelle dichiarazioni patrimoniali dell’agente poichè ha intestato il bene ad un altro soggetto. Ciò per dire che eludere il sistema di imposizione patrimoniale non è così difficile. Al contrario eludere un sistema di imposizione fiscale progressivo, che si occupi di tassare principalmente il reddito e non il patrimonio, risulterebbe assai più complicato. Tra i sostenitori di questa politica fiscale c’è Pierluigi Bersani, anch’egli come Cacciari ospite della trasmissione su La7, il quale ha sottolineato il problema che riguarda la mancanza di progressività delle aliquote, un punto cardine del ripensamento del sistema fiscale italiano “in chiave di fedeltà e progressività”. Anche per quanto concerne la costante rincorsa all’economia sommersa, all’evasione fiscale, bisogna agire utilizzando come princìpi guida i parametri del reddito e del tenore di vita, poiché sono criteri fondamentali per comprendere dove può nascondersi l’evasione. Un’altra necessità del nostro sistema, dice Bersani, è costruire uno strumento per scovare il lavoro nero. La crisi ha acuito le difficoltà dei lavoratori in nero che si sono ritrovati disoccupati e privi di misure di sostegno economico. Ciò è oggetto di dibattito del Consiglio dei Ministri e l’ex segretario del Partito Democratico suggerisce di creare un tavolo tra il Governo e le istituzioni che in virtù dello stretto contatto con le realtà locali sono maggiormente in grado di rintracciare le esigenze legate alla povertà o alla perdita dell’attività lavorativa e occuparsi dell’organizzazione della rete di sostegno (come i Comuni, i sindacati e la Caritas). È una prospettiva interessante capace di valorizzare le reti di volontariato già attive sul territorio.

In attesa dell’inizio della Fase 2, previsto per il 4 maggio, ci si chiede se i messaggi del Presidente della Repubblica saranno accolti dai rappresentati delle altre istituzioni del nostro Paese, con particolare riferimento ai Presidenti di Regione che dovranno dimostrare nelle ordinanze loro spettanti coerenza e rispetto verso le misure varate dal livello centrale di governo, al fine di preservare gli sforzi faticosamente posti in essere da tanti cittadini.


bottom of page