Enrico Letta è stato eletto come segretario nazionale del Partito Democratico il 14 marzo 2021 e già sembra passata un’era geologica dalla precedente segreteria guidata da Nicola Zingaretti.
Il discorso di investitura ha segnato una netta svolta rispetto al passato e un ritorno alle origini del PD riportando al centro della discussione temi caratterizzanti come lo Ius soli, il voto ai sedicenni, la parità di genere e una nuova legge elettorale. Anche la scelta di sottoporre ad una valutazione dei circoli Dem il suo programma denota connotazioni "rivoluzionarie" poiché ha l’obiettivo di avvicinarsi ai singoli territori e accrescere la partecipazione alla vita del partito creando un dibattito costruttivo in grado di portare avanti istanze ampiamente condivise. Il progetto è semplice: riconquistare gli elettori di sinistra che negli ultimi anni – delusi dal PD – hanno affidato la propria preferenza al MoVimento 5 Stelle o ad altre forze politiche come Liberi e Uguali, Articolo 1 e Sinistra Italiana. Il rumore dell’elezione di Letta è stato assordante per tutti gli altri partiti. Il M5S è curioso di comprendere come potrà evolvere l’alleanza su scala nazionale e locale con i Dem. Il nuovo segretario nazionale non sembra avere pregiudizi e c’è la sensazione che possa proseguire sul solco tracciato da Zingaretti, anche se è evidente come sia necessario cambiare il paradigma dell’alleanza con il PD che dovrà esserne la guida. E’ emersa con chiarezza la volontà di riunire sotto lo stesso tetto tutte le varie forze politiche che fanno parte dello spettro politico della sinistra italiana, in ottica di un futuro confronto elettorale con il centro-destra composto da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega.
Questa può essere una chiave di lettura per comprendere la decisione di proporre il ritorno al Mattarellum, legge elettorale di carattere maggioritario. Il voto ai sedicenni è un vecchio pallino di Letta che, come ha ripetuto più volte nel corso del tempo, riguarda coloro che subiranno maggiormente le scelte che vengono operate nel presente. Quanto alla parità di genere, è stata definita ‘una battaglia di civiltà’ e la sua persecuzione è stata dimostrata dalla composizione della nuova segreteria: 8 donne e 8 uomini, una vicesegretaria (Irene Tinagli) e un vicesegretario (Giuseppe Provenzano). Inoltre, Letta vuole sostituire i capigruppo al Senato e alla Camera (Marcucci e Delrio, che si è detto pronto a cedere il posto) con due donne: in pole position ci sono Paola De Micheli e Debora Serracchiani. Ovviamente, il tema che ha catturato tutta l’attenzione dei media e degli altri partiti è stato quello dello Ius soli. Le reazioni infatti non si sono fatte attendere. Salvini, leader della Lega, ha subito risposto pungendo Letta: “Se propone lo Ius soli vuole far cadere il governo”. Non è stato l’unico campo di battaglia tra PD e Lega. Anzi, il caso del CdM ‘in ostaggio della Lega’, come lo ha definito il nuovo segretario, sullo stralcio delle cartelle esattoriali ha segnato un primo grande strappo all’interno del governo Draghi, che ha visto impegnato il premier in un vero e proprio lavoro di mediazione per trovare un accordo.
E’ chiaro però che l’arrivo di Enrico Letta alla guida del Partito Democratico ha cambiato gli equilibri politici nazionali. Il segretario del PD ha accettato di lasciare la sua vita da professore in Francia per perseguire le proprie idee e non sembra intenzionato a fare alcun passo indietro sui temi fondanti della sua azione politica. Gli alleati e gli avversari sono avvisati.
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