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Martina Sorrentino

A Tora, Egitto, il tempo non passa

L'incubo di Patrick Zaky, iniziato il 7 febbraio di quest'anno, non sembra giungere ad una conclusione. In questo articolo, oltre a dare cronologia agli eventi, si offre un'alternativa chiave di lettura nei riguardi di ciò che sta succedendo.


Le ultime notizie sulla vicenda giudiziaria di Zaky sono arrivate nella giornata di ieri: l'udienza tenutasi al Cairo si è conclusa con l'ennesimo prolungamento della detenzione preventiva e ciò significa che Patrick Zaky resterà nel carcere di Tora per altri 45 giorni.


Chi è Patrick George Zaky e di cosa è accusato

Patrick George Zaky, 28 anni, egiziano, è un attivista e ricercatore, studente iscritto ad un master internazionale in Women’s and Gender Studies presso l’ Alma Mater Studiorum di Bologna.

La lunga vicenda che vede come protagonista il giovane ventottenne inizia il 7 febbraio, quando Zaky torna in Egitto per passare pochi giorni con la propria famiglia nella città natale di Mansoura.

Ma qualcosa subito va storto: la mattina del 7 febbraio viene arrestato all’aeroporto del Cairo dagli agenti dell’ Agenzia di sicurezza nazionale (NSA) che lo terranno bendato e ammanettato per l’intera durata dell’interrogatorio di 17 ore.

Nel frattempo, da Mansoura arriva l’ordine di detenzione preventiva (che in Egitto può avere durata massima di due anni), in attesa dello svolgimento delle indagini basate su varie accuse, tra cui: diffusione di notizie false, incitamento alla protesta, istigazione alla violenza e ai crimini terroristici, diffusione di materiale sovversivo.

Secondo Amnesty International Zaky rischia fino ai 25 anni di carcere.


A dare la notizia dell’arresto è stata l’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), la ong per la quale l’attivista lavora e che più tardi riferirà che:

“Patrick è stato picchiato, sottoposto a elettroshock, minacciato e interrogato in merito al suo lavoro e al suo attivismo. I legali ci hanno assicurato che […] mostra segni visibili delle violenze”.

La Eipr indaga da tempo anche sul caso irrisolto di Giulio Regeni, ricercatore italiano presso l’università di Cambridge, rapito il 25 gennaio 2016 nella capitale egiziana e ritrovato senza vita a 28 anni, il 3 febbraio 2016, nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.

La vicenda continua: il 5 marzo Zaky viene trasferito dal carcere di Mansoura a quello di Tora. Istituto di detenzione per prigionieri politici, il carcere di Tora già in passato è stato conosciuto come luogo di “sparizioni” di detenuti, violenze fisiche e mentali, abusi, torture, dal quale non è certo che se ne esca vivi. Patrick Zaky si trova a Tora da più di sette mesi.

La permanenza di Zaky nel carcere di Tora è minacciata da un ulteriore fattore, ossia che l’istituto di detenzione è stato più volte tacciato di non rispettare alcuna norma igienica, e in tempo di Covid-19 il pericolo è amplificato al massimo, tenendo anche conto che Patrick è asmatico e soggetto a rischio di infezioni.


L’Italia e l’Egitto

Il caso di Patrick Zaky, così come il già citato caso Giulio Regeni, si va ad inserire in una complessa situazione di relazioni internazionali tra l’Italia e la Repubblica semipresidenziale egiziana, retta dal generale Abdel Fattah al-Sisi. Dei rapporti fra i due paesi si è tornati a parlare circa due mesi fa, con la ratifica della vendita da Fincantieri al governo egiziano di due fregate Fremm, del valore complessivo di 1,2 miliardi di euro. L’accordo prevede la vendita immediata delle due fregate e di altre quattro in futuro.

Quasi inutile sottolineare che la vendita delle fregate alla marina militare egiziana ha un peso economico non indifferente, che lega di fatto i due paesi, ma allo stesso tempo è un atto che risponde ad una più ampia questione di strategia e di geopolitica, poiché i rapporti diplomatici con l’Egitto hanno un enorme impatto su una “zona calda” del Mediterraneo, la Libia.

la Libia è alle prese con una guerra che si protrae da ormai quasi un decennio, dove attualmente le forze in campo sono quelle di Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito Nazionale Libico (LNA), stanziato nella regione orientale della Cirenaica con capitale Tobruk, e quelle di Fayez al-Sarraj, premier e capo del Consiglio presidenziale di Tripoli, occupante la regione occidentale della Libia, la Tripolitania.


(Conte e Al-Sisi)


A questo punto sorge quasi spontanea la domanda:


- Cosa c’entra l’Italia con la Libia? -


La Libia è attualmente una scacchiera sulla quale stanno giocando diversi paesi non solo europei, e tra questi c’è anche l’Italia. Il 16 luglio la Camera ha approvato il rifinanziamento delle missioni militari internazionali, tra cui la missione libica, e il 7 luglio il Senato italiano ha approvato lo stanziamento di oltre 58 milioni di euro per le operazioni in Libia, di cui 10 milioni sono destinati alla missione bilaterale di assistenza alla Guardia Costiera libica.

Attualmente il governo di Tripoli è riconosciuto e finanziato da paesi come Italia e Turchia, mentre il governo di Tobruk da Egitto, Russia ed Emirati Arabi Uniti.

Ma non finisce qui poiché la Libia sarebbe il quarto paese africano per portata di riserve petrolifere, tra i cui importatori troviamo anche l’Italia.

“Il regno dei cieli potrà anche essere fondato sulla giustizia, ma i regni terresti sono fondati sul petrolio”

Jeremy Rifkin


Diritti violati

“Patrick George Zaky è un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media.”

Questo è un estratto di quanto riporta la petizione (di cui sotto si trova il link) lanciata da Amnesty International, ong che si impegna nella difesa dei diritti umani.

Chi tiene gli occhi puntati sulla vicenda giudiziaria di Zaky, più che un governo con chiari intenti economici, sono organizzazioni non governative, gli atenei italiani, in primis l’Alma Mater Studiorum, insieme con i singoli cittadini egiziani ed italiani.


Petizioni ed iniziative

Casella di posta aperta dall’università di Bologna per raccogliere messaggi di solidarietà per Zaky.


L’attesa

Nel frattempo, rimane solo l’attesa angosciante di migliaia di persone che aspettano di vedere Patrick finalmente libero di poter tornare ai suoi studi e alla sua vita.

Martina Sorrentino




Bibliografia

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