La proposta avanzata in questi giorni relativa alla regolarizzazione di circa 600.000 tra braccianti agricoli, colf e badanti sta spaccando la maggioranza di Governo. Il Paese è diviso tra favorevoli e contrari.
In seguito alle dichiarazioni del Ministro dell’agricoltura, Teresa Bellanova, che si è espressa favorevolmente nei confronti di una sanatoria provvisoria dei lavoratori irregolari, c’è stata subito la secca reazione del “capo” politico del M5S, Vito Crimi, il quale ha affermato l’avversione dei pentastellati alla regolarizzazione di questi lavoratori.
La proposta della Bellanova:
“Concedere permesso di soggiorno temporaneo per sei mesi, rinnovabile per altri sei, per le aziende e le famiglie che vogliono regolarizzare”
Il ministro ha inoltre lanciato un ultimatum, sostenendo che valuterà le dimissioni nel caso in cui la proposta non venga accolta.
“Se noi concediamo uno status di regolarizzazione a chi è in Italia illegalmente, consentiamo a queste persone di continuare a svolgere lavoro nero ed essere oggetto di sfruttamento”
È una delle dichiarazioni rilasciate da Crimi che lasciano intendere la bocciatura della proposta da parte del suo partito. Ma il movimento non è l’unico partito contrario, anzi, riaffiorano in questi giorni alcune analogie tra le posizioni assunte dalla formazione politica creata da Casaleggio e la retorica tipica della destra italiana, dalla Lega a Fratelli d’Italia fino ad arrivare a Forza Italia. Salvini, Meloni e Tajani si sono infatti dichiarati assolutamente contrari a questa forma di regolarizzazione enfatizzando la visione secondo cui il Paese è interessato da ben altre esigenze. Premesso che la proposta di una regolarizzazione temporanea rappresenta una grave offesa ai diritti dei lavoratori irregolari della filiera agroalimentare (quelli maggiormente interessati), ancor più offensiva è stata la reazione dei partiti dell’opposizione, che per l’ennesima volta dimostrano di non aver smarrito le capacità propagandistiche e mistificatorie che contraddistinguono il loro modus operandi.
Diritti calpestati
Ma torniamo alla Bellanova. Che senso ha la proposta di una concessione provvisoria con opzione di rinnovo? I diritti di questi lavoratori non vengono rispettati. Sono dei fantasmi privati di ogni forma di protezione imprescindibile sancita dal nostro ordinamento, esclusi dalle inderogabili tutele espresse dalla disciplina del diritto del lavoro. Il contratto agricolo, ci spiega Aboubakar Soumahoro, scrittore e attivista, prevede al massimo 6 ore e mezza di lavoro al giorno ma la realtà dei fatti è lontanissima da quanto sancito dai codici e quasi sempre i lavoratori sono costretti a lavorare il doppio del monte ore indicato. All’inosservanza dell’orario di lavoro si aggiunge una retribuzione assolutamente impropria e oltraggiosa, ovviamente in nero. L’art. 36 della Costituzione afferma molto chiaramente il principio della giusta retribuzione spettante al lavoratore ed è evidente che tale principio fondamentale risulti violato. Dunque davvero non si riesce a comprendere la volontà di conferire natura provvisoria alla regolarizzazione, come se fosse una concessione che lo Stato attua soltanto in relazione al momento di difficoltà che stiamo vivendo. Il ministro Bellanova ha proferito tante parole, affermando di schierarsi dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori che versano in questa condizione, ma ciò appare difficile da condividere. Il presupposto della temporaneità è infatti lontanissimo dalla risoluzione delle reali necessità che interessano i lavoratori irregolari, impegnati tutto l’anno nella raccolta dei diversi prodotti stagionali e nelle attività domestiche e di cura. È l’ennesima prova che in Italia non siamo capaci di intervenire in maniera sostanziale puntando dritti alla radice dei problemi in cima alla quale figurano: l’assenza di controllo (vedi caporalato), la concorrenza sleale che ne deriva, e la necessità di concedere il permesso di soggiorno e la cittadinanza a coloro i quali ne hanno il diritto. Molti dei braccianti agricoli, delle colf, delle badanti oggetto di questa possibile sanatoria si trovano in Italia da oltre dieci anni, alcuni da più di venti, ma nonostante ciò sono sprovvisti sia del permesso di soggiorno che della cittadinanza. Conosco personalmente molti di questi lavoratori che in virtù della loro storia dovrebbero necessitare della protezione garantita dall’art. 10 della nostra carta costituzionale. Tale articolo afferma che gli stranieri provenienti da Paesi in cui gli sia impedito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche sancite dalla Costituzione italiana hanno il diritto d’asilo nel territorio della Repubblica. I principi solidaristici sanciti dalla Costituzione non trovano reale riscontro nella realtà concreta dei fatti. L’impressione, come sottolineato in precedenza, è che questa proposta da inserire nel prossimo decreto sia legata unicamente alla necessità impellente di assicurare manodopera nei campi per la raccolta dei prodotti agricoli.
Una proposta dettata dall'emergenza
Il coronavirus e la conseguente chiusura delle frontiere hanno determinato l’impossibilità per i lavoratori con contratto stagionale, in gran parte provenienti dai Paesi dell’est Europa, di offrire la propria attività lavorativa al servizio delle aziende agricole e delle famiglie italiane che ne richiedevano la prestazione. Dunque la volontà di regolarizzazione degli “invisibili”, alla base della proposta del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali è evidentemente un tentativo di sopperire all’assenza di quei lavoratori stagionali. Non sussiste quindi la volontà di generare un virtuoso quanto indispensabile processo di regolarizzazione dei lavoratori stranieri irregolari e di emersione del lavoro nero. Dalla proposta risultano inoltre esclusi i lavoratori stranieri del settore edile così come i lavoratori stranieri che operano nell’ambito del turismo, della ristorazione e in molti altri settori merceologici, a riprova del fatto che vi è volontà di intervento esclusivamente laddove sussiste un interesse prioritario e circostanziale. Aveva ragione Calamandrei, la Costituzione è soltanto un pezzo di carta, sta a noi attuarla nella prassi quotidiana ma non sembriamo affatto intenzionati a risolvere le innumerevoli illegalità che costituiscono una chiarissima violazione di quanto sancito nel documento su cui si basa l’identità della nostra nazione.

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