Cina: solidarietà (dis)interessata nel 2020
- 31 mar 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 24 apr 2020
Gli aiuti arrivati dalla Cina nascondono un interesse "diplomatico" nei rapporti con l'Occidente
Dallo scoppio dell’epidemia di CoVid – 19 in Italia l’interesse internazionale si è focalizzato sul nostro paese principalmente per due cause: innanzitutto l’Italia è considerata una delle nazioni con la migliore sanità al mondo stando ai dati relativi all’aspettativa di vita e alla spesa per la sanità - che tuttavia ha subito una drastica riduzione negli ultimi anni, essendo stati tagliati posti letto e fondi - (https://ec.europa.eu/health/sites/health/files/state/docs/2019_chp_it_italy.pdf); pertanto molti paesi hanno guardato all’Italia come una “cavia” nell'attesa di valutare l’efficacia delle risposte prese dal nostro governo per arginare la diffusione del virus. Ciò nonostante diversi capi di Stato (da Boris Johnson a Donald Trump) hanno preferito aspettare e non adottare le stesse misure di contenimento tempestivamente. Questo ci porta direttamente alla seconda causa. I riflettori si sono accesi sul nostro paese anche perché la principale preoccupazione non era tanto il virus in sé, bensì il blocco totale della produttività, degli investimenti, il calo della domanda aggregata e la possibile recessione\depressione economica prodotti dall’adozione del lockdown.
Tali sintomi erano ravvisabili già dalla diminuzione del prezzo del greggio a fine febbraio, a causa dei mancati accordi tra la Russia e i paesi estrattori. L’indebolimento dell’economia cinese e il lockdown applicato in buona parte del mondo hanno portato ad un abbassamento dei consumi e del prezzo. Secondo quanto riportato da “Il Sole 24 Ore”, non essendoci più domanda diversi produttori hanno fermato le trivelle poiché il petrolio tra pochi giorni non si saprà più dove metterlo, letteralmente. Le possibilità che questo provochi una crisi energetica in futuro si fa sempre più concreta (http://amp.ilsole24ore.com/pagina/AD0ciyG).
Ipotizzando che l’aspetto economico sia quello più rilevante nel panorama internazionale, per evitare di giungere ad una crisi ben più grave di quella del 2008, l’arrivo di aiuti, donazioni e medici dalla Cina assume un aspetto completamente diverso.
A questo punto occorre riflettere su un altro fattore, preponderante in questa delicata fase storica, quello squisitamente geopolitico. Alleanze accordi economici sono i canali d’accesso del cosiddetto neo-liberismo economico in tutto il mondo.
Fino a qualche decennio fa il nostro paese era direttamente interessato nelle vicende che riguardavano la guerra ideologica (e non solo) tra USA e URSS. Numerose basi militari della Nato si trovano tuttora nel nostro paese e il numero totale - comprese stazioni di telecomunicazioni, stazioni radar, scuole di addestramento, basi militari e poligoni - è di 113 strutture (http://www.kelebekler.com/occ/busa.htm). Da 30 anni il mondo ha cambiato aspetto e al posto dell'URSS ci sono altri paesi antagonisti del modello occidentale. Per quanto riguarda la Cina, gli investimenti del colosso economico nel nostro paese sono molteplici. L’azienda cinese “Huawei” investe in Italia dal 2004, ha 2 sedi principali a Milano e Roma e diversi contratti di collaborazione con le reti telefoniche “nostrane” (Vodafone, Tim) con cui investe nello sviluppo del 5G. Nel 2018 il fatturato dell’azienda era di 105 miliardi di dollari, proprio oggi il presidente Luigi De Vecchis ha dichiarato che il fatturato del 2019 è di 123 miliardi di dollari (+ 19,1%). Inoltre non dobbiamo dimenticare che la cooperazione Italia\Cina è stata rafforzata notevolmente lo scorso anno, quando l’Italia è entrata nell’accordo di espansione economica cinese noto come la “nuova via della seta”. Il nostro paese è stato il primo, all’interno del G7 a sottoscrivere l’intesa che porta numerosi interessi del paese asiatico nel nostro territorio (https://www.limesonline.com/rubrica/cina-italia-mascherine-coronavirus-huawei).
Quando l’Italia è entrata in piena crisi da Coronavirus, gli aiuti da parte della Cina si sono moltiplicati e, alla luce delle informazioni di cui disponiamo, si potrebbe affermare che non si tratta di aiuti disinteressati, bensì volti a rafforzare il ruolo geopolitico cinese nel panorama mondiale. Gli aiuti arrivati alla croce rossa hanno avuto un forte impatto mediatico, che sembra aver tolto da una cattiva luce il governo di Pechino. Oltre al personale medico sono arrivati in Italia strumenti sanitari d’emergenza come ventilatori, respiratori tamponi e mascherine; un milione di quest'ultime donate dal miliardario cinese Jack Ma, fondatore della società tecnologica Alibaba Group. Intanto Huawei si è offerta di mettere a disposizione del sistema ospedaliero italiano la propria rete di telecomunicazioni per favorire un maggiore coordinamento tra gli ospedali italiani ma anche con alcuni ospedali di Wuhan.
Il frame in cui si inserisce l’azione della Cina è bipolare: da un lato risollevare l’immagine di un paese “malato”, veicolo di una pandemia mondiale, dall’altro rafforzare il proprio status “geo-economico” nei confronti dell’altra potenza mondiale, gli USA.
Il governo italiano ha da ormai 50 anni uno stretto rapporto economico con la Cina e questi ultimi eventi possono solo che rafforzare la cooperazione. Ma non solo l’Italia potrebbe essere destinataria di tali aiuti: è facilmente ipotizzabile un’iniziativa diplomatica dello stesso tipo in Africa, in cui il governo Cinese sta investendo ormai da oltre un decennio, e anche alla Casa Bianca, qualora venga a crearsi una necessità forte, tenendo conto che la Cina è ormai uscita dalla pandemia (e in tempo record). Un ruolo attivo del governo cinese nella lotta alla pandemia potrebbe spostare gli equilibri di potere in una fase storica in cui la perdita di legittimazione politica dell’occidente va di pari passo con l’enorme crescita economica dei paesi asiatici, lontani dal paradigma neoliberista ma vicinissimi alle logiche commerciali e diplomatiche capaci di veicolare un modello che, per quanto lo si voglia criticare, produce e funziona.
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