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Luigi Sorrentino

Il 28 aprile, Paolo Sorrentino, il “divo” Andreotti, i presidenti Cossiga e Scalfaro

Cosa pone in relazione la data di oggi, due ex Presidenti della Repubblica e il film interpretato da Toni Servillo?


In seguito all’esito delle elezioni politiche tenutesi il 5 aprile 1992, il Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, rassegna ufficialmente le dimissioni il 28 aprile, con due mesi di anticipo rispetto alla naturale scadenza del mandato settennale. Le pressioni che Cossiga sentiva sulle spalle non riguardavano però esclusivamente le politiche appena concluse. Il 6 dicembre del ’91 venne presentata in Parlamento una richiesta di “messa in stato di accusa” per il Presidente. Le motivazioni erano numerose: i giudizi sulla Loggia P2, le dichiarazioni di legittimità della struttura para-militare “Gladio”, la proposta di scarcerazione di Renato Curcio, fondatore delle Brigate Rosse, sono solo alcuni dei 29 capi d’accusa nei confronti di Cossiga che più tardi scriverà:

Quello dei comunisti fu fuoco di controbatteria: era da poco crollato il Muro di Berlino e temevano che potessero arrivare da quella parte notizie di chissà che genere sul loro conto; quindi, per evitare di trovarsi in imbarazzo, cominciarono a sparare nel mucchio. E io, [...] fui colpito per primo in quanto presidente della Repubblica

La tornata elettorale del ’92 è stata assai particolare: si tratta delle ultime elezioni della “Prima Repubblica” e delle prime in assoluto dal 1946 in assenza del PCI. Sono elezioni politiche interessate da nuovi soggetti collettivi, come il PDS, nato dalla "svolta della Bolognina" operata da Occhetto, e il Partito di Rifondazione Comunista di Cossutta e Garavini (tra i sostenitori delle accuse mosse nei confronti di Cossiga), ma anche Lega Nord e La Rete. A spuntarla fu la maggioranza uscente del quadripartito composta da DC, PSI, PSDI, PLI, che dovette tuttavia fare i conti con un netto calo dei consensi (la sola DC passò dal 34,3% al 29,6%). Il Presidente del Consiglio uscente, Giulio Andreotti, ambiva a colmare il posto vacante lasciato da Cossiga, e non era certamente l’unico. Nella pellicola di Paolo Sorrentino la vicenda è narrata nel dettaglio, la macchina di presa assume quasi un valore storico, seppur con le naturali sfumature del cinema. Memorabile la conversazione in Chiesa, il giorno della settima elezione alla Presidenza del Consiglio, tra Andreotti e il parroco che oltre a rammentargli la diligenza di La Pira il quale si alzava sempre alle 3 e 30 del mattino, cita Montanelli riferendosi alla differenza tra De Gasperi e Andreotti: il primo in Chiesa parlava con Dio, il secondo con il prete. Ironica quanto pragmatica la risposta del neo-presidente:


I preti votano, Dio no

“Il divo” ripercorre gli anni di maggior tensioni per Andreotti, sollevando riflessioni sul “caso Moro” e sottolineando i tentativi della “corrente andreottiana” di spingere il leader al Quirinale. A mettere i bastoni tra le ruote ad Andreotti c’era “l’amico Arnaldo” Forlani ma nessuno dei due riuscirà nell’intento di essere eletto. Nel saggio “L’Italia negli anni di fango”, di Indro Montanelli e Mario Cervi, gli autori spiegano come il voto per il Quirinale propendesse verso “candidature istituzionali”, erano scelte ponderate in relazione al delicato momento che il Paese stava attraversando (si ricorda che Falcone fu assassinato soltanto due giorni prima delle elezioni per la Presidenza della Repubblica). Gli esponenti con maggiori possibilità erano pertanto Giovanni Spadolini (Presidente del Senato) e Oscar Luigi Scalfaro (Presidente della Camera). Come sostenuto, seppur con mezzi diversi, da Montanelli e Sorrentino a giocare un ruolo chiave nella bocciatura della candidatura di Andreotti fu Craxi. Egli era il nuovo volto della politica dell’epoca e la sua forma di leadership affascinava l’opinione pubblica. Tuttavia l’elezione di Scalfaro non giovò neppure al segretario del PSI, il quale ambiva alla carica di Presidente del Consiglio per cui fu invece indicato Giuliano Amato. Il Governo Amato I rappresenterà la “sottile linea rossa” che separa idealmente la prima e la seconda Repubblica.




Per approfondire:

- Cossiga, Demarco, “La versione di K: sessant'anni di controstoria”, Rizzoli, 2009.

- Montanelli, Cervi, “L’Italia degli anni di fango”, RCS, 1993.



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