Negli ultimi giorni, dopo aver dato appoggio al Governo Draghi, il Movimento fondato da Beppe Grillo è stato accusato di essere portatore di un becero trasformismo che in soli tre anni lo ha portato ad allearsi con partiti di centro, centrodestra e centrosinistra.
Ma le critiche rivolte alla creatura grillina non si sono fermate qui, visto che da molti suoi vecchi sostenitori, è stata biasimata di aver tradito i suoi ideali originari, per aprirsi alla politica tradizionale, e di conseguenza di aver sposato un modo di agire tipico dei partiti abituali. Infatti, battendo forse qualsiasi tipo di record in questo senso, ha approvato delle leggi – come i Decreti Sicurezza – insieme alla Lega, provvedimenti che sono poi stati parzialmente smantellati nel corso dell'esecutivo Conte II, cedendo alle pressioni di Pd e Leu, espressione di valori tipicamente riconducibili al centrosinistra. Nonostante questo atteggiamento sia stato avallato dall' attuale legge elettorale che al Senato non assicura una maggioranza solida a nessuno schieramento politico, e che quindi ha portato i pentastellati a cercare appoggi sempre diversi per mantenere in vita la legislatura, non bisogna dimenticare che la storia italiana è piena di esempi del genere.
Il discorso di Agostino Depretis a Stradella
Il fenomeno a cui si fa riferimento è meglio noto come "trasformismo". Questo concetto ha trovato origine ormai più di 100 anni fa e precisamente nel 1882, quando era Presidente del Consiglio Agostino Depretis.
Ma cosa accomuna il Movimento cinquestelle e la maggioranza depretisina?
Per capirlo occorre andare a scomodare i libri di storia e porre mente ad eventi successi alla fine del XIX secolo che presentano notevoli comunanze con l’attuale situazione partitica italiana. Depretis, di estrazione borghese e aderente a ideali mazziniani – dunque radicali, repubblicani, rivoluzionari – durante il suo periodo universitario, caratterizzato da una continua fuga dalla polizia asburgica, riesce grazie alle sue capacità a farsi eleggere alla Camera dei deputati del Regno di Sardegna nel 1848.
La sua iniziale vita parlamentare è caratterizzata da un focoso sostenimento di ideali puramente di sinistra come l’allargamento del suffragio universale e l’intenzione di riformare il sistema scolastico, svincolandolo completamente da qualsiasi influenza religiosa cattolica.
Con il passare degli anni, caratterizzati da maggioranze di destra, la sua posizione si ridimensiona sino ad avvicinarsi alle frange più moderate della Sinistra. Nel 1882 con il famoso "discorso di Stradella", cittadina poco distante da Pavia, il neo Presidente del Consiglio invita i deputati eletti nelle file della Destra Storica a "trasformarsi" e quindi a sostenere le linee programmatiche del nuovo Governo.
Proprio sotto questo aspetto è possibile individuare un autentico filo rosso tra le gesta di depretisina memoria e l'operato recente dei cinquestelle, che come il defunto politico, hanno conquistato il potere propugnando ideali antisistema e in un certo qual modo improntati ad un forte egalitarismo (basti ricordare il Reddito di Cittadinanza), per poi finire con lo sposare idee totalmente opposte e contraddittorie rispetto a quelle sostenute nel programma elettorale.
Questo dato dà fondamento alla teoria dei corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico visto che i due fenomeni, pur presentando una diversità sia di tempo che di entità, hanno in comune il fatto che in entrambi i casi i movimenti di rottura del sistema (Grillo non a caso parlava di "Rivoluzione gentile") hanno finito progressivamente per abbandonare le loro posizioni più estreme al fine di abbracciare idee moderate e di partiti già facenti parte dell’establishment. Il discorso di Stradella intensifica il nuovo corso identitario degli eventi politici e al momento del suo svolgimento trova pieno accoglimento tanto che alcuni esponenti della Destra dell’epoca, compreso il suo leader storico Minghetti, votano molte leggi del Governo Depretis.
Tornando ai nostri giorni, è superfluo ribadire come l'essenza del trasformismo di Depretis sopravviva nelle gesta di Crimi e compagni, come dimostrano le vicende di cronaca più recenti.
Dal Parlamento che doveva essere scardinato come una scatoletta di tonno, si è arrivati a fare affari con i pescatori, sino ad entrarci in società.
Tuttavia, la metamorfosi grillina non è che l'ultima di una lunga serie, visto che andando indietro di pochi anni si incontra il "Patto del Nazareno".
La situazione storica che ha portato all' incontro di intenti tra Partito Democratico e Forza Italia è ben diversa da quella attuale, o dei trent' anni successivi all' unità di Italia, ma anche qui è netta la dimostrazione di come forze politiche di diversa estrazione non perdano occasione di unirsi, in barba ai valori sui quali si basano i programmi con cui si sono presentati alle elezioni, e ai sentimenti degli elettori.
Ma un altro precedente è insito nella storia che succede immediatamente lo scandalo Tangentopoli.
All' indomani dell’inchiesta che ha segnato per sempre il mondo politico, Leoluca Orlando, ad oggi sindaco di Palermo, crea il movimento "La Rete", che dà i natali a politici come Claudio Fava e Mancini.
Dopo aver assunto posizioni di rottura con il passato, "La Rete" finisce progressivamente con il condividere gli ideali delle formazioni di centrosinistra (allora Ulivo e Margherita), finendo per diventarne una componente in pianta stabile, al punto da essere dichiarata disciolta nel 1999. Anche in questo caso da posizioni dichiaratamente radicali si è finito con il condividere lo status quo che ci si prefiggeva di sconvolgere e abbattere. Anche in questo caso, milioni di elettori idealisti, che speravano di migliorare la situazione votando componenti di nuova formazione, si sono ritrovati delusi.
A questo punto è doveroso riflettere sul fatto che, a prescindere dagli opportunismi del momento legati al mantenimento del potere e della poltrona che offre notevoli privilegi non solo in termini di ritorno economico ma anche di visibilità personale, il trasformismo è insito nel dna parlamentare del nostro Paese, quasi come se il fantasma di Depretis proiettasse la sua aura dalle nebbie del passato. I suoi "discendenti" hanno tenuto in vita quel modo di fare politica. Ma il compromesso, come dimostra la storia italiana, non ha quasi mai portato alla svolta che consentirebbe il definitivo superamento di alcune criticità che da sempre attanagliano la vita sociale dell'Italia, come il divario economico Nord- Sud tanto per citarne una.
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