Poco più di un mese fa, precisamente il 18 febbraio, durante la trasmissione "Di Martedì" condotta da Giovanni Floris, Eugenio Scalfari, giornalista, scrittore, filosofo nonché fondatore del quotidiano La Repubblica, durante l'intervista ad una domanda risponde:
"Il personaggio che più mi interessa è Papa Francesco. Io mi occupo del Papa [...]".
Non ho potuto fare a meno di pensare a queste parole, quando, due giorni fa, venerdì 27 marzo, Papa Francesco ha parlato in mondovisione davanti ad una piazza San Pietro completamente vuota, con la pioggia che batteva incessante e un silenzio che avvolgeva ogni cosa.
Il momento di preghiera si è concluso con una benedizione Urbi et Orbi e con la possibilità di ricevere l'indulgenza plenaria.
Cos'è una benedizione Urbi et Orbi?
E' una benedizione apostolica rivolta dal pontefice alla città e al mondo (lett.); è inoltre, la prima benedizione che il Papa pronuncia dopo la propria elezione al soglio pontificio.
Usualmente viene recitata dopo la neo-elezione papale e nelle ricorrenze di Natale e Pasqua.
Cos'è l'indulgenza plenaria?
Annessa alla benedizione Urbi et Orbi, l'indulgenza plenaria consiste nella remissione di tutte o parte delle pene temporali; è concessa dall'autorità ecclesiastica ai vivi, a titolo di completa e definitiva assoluzione, e ai defunti a titolo di suffragio.
L'eccezionalità dei giorni che stiamo vivendo è accentuata anche da questo avvenimento:
per la prima volta nella storia della chiesa, la benedizione alla città di Roma e al mondo intero non è stata impartita in nessuna delle occasioni sopra citate, ma è stata emanata a causa dell'espansione della pandemia di CoVid-19.
«Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell'aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi»
«Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Ci sentivamo forti e capaci di tutto. Ma la tempesta ha smascherato la nostra vulnerabilità e lasciato scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità.»
Queste sono solo alcune delle parole pronunciate dal pontefice.
La solitudine e il silenzio hanno sempre spaventato l'animo umano, ma adesso sembrano essere diventate una paura con un volto; è una paura che ha preso forma ed è diventata concreta, che vedi ogni giorno nelle strade vuote, nel volto degli anziani sui balconi, negli occhi di chi, incroci per un attimo, al supermercato.
La solitudine e il silenzio si potevano ben percepire anche guardando il papa, che da solo, parla davanti alla piazza sgombra, popolata solo del ticchettio della pioggia.
L'immagine del suo volto pensieroso si è impressa nella mia mente e non va via. Per un attimo mi è sembrato di guardare un padre in apprensione per i suoi figli, sofferente nell'anima e consapevole della sofferenza dei tanti, troppi, che nelle ultime settimane se ne vanno senza la possibilità di un saluto, un conforto, lontani dalle famiglie... in una parola, soli.
Alle 11:30 di stamattina, dal suo account Twitter, il Santo Padre ha scritto:
"Si commosse profondamente e molto turbato pianse" (Gv 11,35). Oggi davanti a tanta gente che soffre le conseguenze di questa pandemia chiediamo al Signore la grazia di piangere. Che oggi sia per tutti noi la domenica del pianto.
E allora concludo con una citazione di Hermann Hesse:
“Le lacrime sono lo sciogliersi del ghiaccio dell'anima. E a chi piange, tutti gli angeli sono vicini.”
Kommentare