Con 265 voti favorevoli, 193 contrari ed un astenuto è stato approvato alla Camera il disegno di legge proposto dal deputato democratico Alessandro Zan. Dopo l’iter in Commissione e l’approvazione in Assemblea del 4 novembre la Camera ha trasmesso il disegno di legge al Senato. Se dovesse passare anche a Palazzo Madama la legge modificherà l’art. 604 del codice penale.
Cosa prevede la legge
Il ddl prevede "Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere" e si compone di dieci articoli anche se i più rilevanti sono senz’altro i primi tre.
Il primo articolo della proposta di legge andrà ad incidere sull’art. 604 bis del c.p. il quale sanziona discriminazioni razziali, religiose ed etniche. A queste si aggiungerà la repressione degli atti discriminatori che hanno alla base il sesso, il genere, l’orientamento sessuale e l’identità di genere.
Nello specifico le nuove pene prevedono:
- la reclusione fino ad 1 anno e 6 mesi e multe fino a 6.000 euro per chiunque spinga altri soggetti a commettere o commette egli stesso atti di discriminazione che hanno per oggetto i motivi sopra elencati.
- la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chiunque istighi a commettere o commetta violenze e atti di provocazione alla violenza per i motivi sopra elencati.
- la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chiunque partecipi o presti sostegno ad organizzazioni, associazioni, gruppi e movimenti aventi tra i propri fini l’istigazione alla discriminazione o alla violenza per i motivi sopra elencati.
Ma non è tutto. La proposta di legge prevede, attraverso il secondo articolo, che nella nuova formulazione dell’art. 604 ter c.p. sia introdotto l’incremento della pena (fino alla metà della stessa) nei confronti dei soggetti che hanno commesso reati aventi finalità di discriminazione o odio fondato sul sesso, sulla disabilità, sul genere, sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere, o per agevolare organizzazioni associazioni movimento o gruppi che hanno tra i loro scopi le predette finalità.
Il terzo articolo del ddl è stato oggetto di un emendamento da parte della maggioranza che prevede la salvaguardia della libertà d’espressione (sancita dall’art. 21 della Costituzione) a patto che non si sconfini nel territorio dell’istigazione alla discriminazione e alla violenza:
“Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti o di opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”
Un altro emendamento, elaborato dal Partito Democratico e ora contenuto nell’art. 6 del ddl, suggerisce di avviare campagne educative nei luoghi più idonei a plasmare i futuri cittadini: le scuole. Secondo tale emendamento il contrasto all’omolesbobitransfobia, alla misoginia e alle discriminazioni deve partire dagli istituti scolastici “di ogni ordine e grado” e un’occasione per mettere in pratica queste iniziative di sensibilizzazione è offerta dalla Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia che cade il 17 maggio.
(Photo credits: David McNew)
Un passo nella giusta direzione
Il ddl Zan è stato aspramente criticato dalle opposizioni le quali hanno sollevato dubbi sulla priorità attribuita a tale proposta di legge. Non a caso l’approvazione alla Camera ha fatto registrare ben 193 contrari e non è una sorpresa considerando la forza della tradizione cattolica del nostro Paese, tradizione che nonostante la riconosciuta laicità delle istituzioni finisce spesso per essere una zavorra per l’affermazione di diritti civili fondamentali.
La stessa Cei si era espressa aspramente in merito affermando che l’approvazione di una legge simile rischierebbe di limitare sensibilmente la libertà d’espressone. È un’affermazione forte, che riflette una posizione ancora troppo radicale e che finisce per alimentare quello che potrebbe essere definito un fondamentalismo conservatore: restio ad ogni sensibile mutamento nell’ambito dei diritti civili e al contempo ispirazione e scudo per quella parte della società che soffia sul fuoco delle discriminazioni (non solo di genere). Eppure anche Papa Francesco ha aperto in modo inedito alle unioni civili. L’impressione è che nella Chiesa si stia acuendo una contrapposizione storica. Forse, però, per la prima volta è la campana dell’apertura a risuonare più forte.
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