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Luigi Sorrentino

L'eredità di Giancarlo Siani

Il 23 settembre 1985 venne assassinato a Napoli Giancarlo Siani. Giovane e carismatico giornalista, appassionato ricercatore della verità profondamente impegnato nella denuncia dell'interscambio che aveva per protagonisti la camorra e alcuni esponenti politici del suo territorio.


Chi era Giancarlo Siani? Molti risponderanno “era un giornalista”, ma non è la verità, o meglio, è una verità parziale, una risposta riduttiva. Giancarlo Siani era un giornalista appassionato, autentico, coraggioso (anche se era solito sottolineare di non sentirsi tale, di certo non in conseguenza dei suoi articoli).

Era un ricercatore della verità e per scovarla - e divulgarla – non si concedeva restrizioni di pensiero (o di penna). Fu studente di sociologia alla Federico II di Napoli, esperienza estremamente formativa che ne influenzò significativamente il pensiero.

Successivamente fondò il Movimento Democratico per il Diritto all'Informazione (M.D.D.I.) insieme ai giovani colleghi Gildo De Stefano e Antonio Franchini. Dopo una breve esperienza come collaboratore per la rivista mensile “Il lavoro nel Sud”, legata alla Cisl, iniziò a scrivere per Il Mattino di Napoli come corrispondente da Torre Annunziata.

Siani all’epoca era un praticante e aspirava alla qualifica di professionista; in quella fase della sua attività si occupò principalmente di cronaca e ciò lo "costrinse" ad entrare in contatto con le conseguenze materiali dell’operato della criminalità organizzata.

La sua capacità investigativa lo portò ad identificare legami e nomi, rapporti fiduciari e alleanze tra clan, ma non solo. Arrivò a scoprire pericolose connessioni tra il clan fondato dal boss Valentino Gionta e l’amministrazione del comune vesuviano. La causa principale dell’assassinio del giornalista fu un articolo pubblicato sul quotidiano partenopeo il 10 giugno 1985. In quel pezzo Siani sostenne l’ipotesi impensabile che l’arresto del vertice del clan Gionta derivasse da una soffiata di alcuni esponenti del clan Nuvoletta, sodalizio criminale operante nel comune di Marano di Napoli, alleato del clan Gionta e legato a doppio filo con i corleonesi di Salvatore Riina. L’agguato a Giancarlo Siani avvenne alle 20:50 circa sotto la sua abitazione, poco distante da Piazza Leonardo, nel quartiere dell’Arenella; arrivato in auto sotto casa ad attenderlo c’erano presumibilmente due killer che esplosero molti colpi dei quali dieci raggiunsero e uccisero il giornalista napoletano. Aveva 26 anni.

Soltanto nel 1993 il pentito Salvatore Migliorino decise di collaborare con la giustizia rivelando il mandante dell’omicidio.



È evidente che Giancarlo Siani non è stato soltanto un giornalista, è stato un limpido esempio, e lo è ancora. Un faro radioso per chiunque coltivi in sé la passione per la ricerca della verità e la dedizione nel volerla comunicare agli altri.

È questa la più grande eredità che ci ha lasciato.


Potrai cadere anche infinite volte nel percorso della tua vita, ma se sei realmente libero nei pensieri, nel cuore e se possiedi l’animo del saggio, non cadrai mai in ginocchio, ma sempre in piedi!

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